Al centro dell’annunciata “terza rivoluzione urbanistica” di Milano, a partire dal 2005, gli scali ferroviari dismessi sono otto per una superficie di oltre 1 milione di mq. Circondano la città, sono in posizioni strategiche ma nessuno ha il coraggio di pensarli come luoghi della città condivisa. Stiamo parlando di un passato che non c’è più, un presente sterile che si può volgere verso un futuro che sa di nuova speculazione, oppure della possibilità di sanare le ferite aperte nel tessuto metropolitano? Imprigionati nelle velleità immobiliari di FS, vanno liberati e restituiti ad un progetto partecipato, non invasivo, capace di ricucire e di includere tutti.