“L’eccellenza lombarda ha retto, nonostante lo tsunami che ci ha travolto!”.
Questo il mantra che ci propinano, come vecchi dischi rotti, tutti coloro che vogliono difendere l’indifendibile.
Falso! Niente di più falso!
Chiunque abbia avuto un parente, un amico, un conoscente colpito dal Covid conosce l’insopportabile falsità di quest’affermazione.
In Lombardia c’è stato un numero enorme di morti dovuto all’epidemia: più di 16.000 quelli ufficialmente registrati, ma sappiamo che grossa parte dei decessi non sono stati conteggiati nelle stime ufficiali: si registra infatti un tasso di mortalità superiore ad ogni altra regione italiana.
Troppe famiglie hanno perso i propri cari senza la dignità dell’ultimo saluto.
Troppe persone sono state abbandonate in agonia nelle proprie case per essere ricoverate solo quando ormai la situazione era disperata.
Troppi medic* e lavorator* hanno combattuto da sol* senza alcuna tutela. Tropp* anzian* sono stati lasciat* perire nelle RSA.
Quanto dovremo aspettare per avere giustizia?
La salute in Lombardia è da troppo tempo diventata una questione di profitto. Gli interessi privati sono stati anteposti al benessere psichico, fisico e sociale della nostra comunità. Mentre eravamo costrett* a restare a casa, moltissimi posti di lavoro non certo fondamentali sono rimasti attivi senza le adeguate misure di sicurezza per garantire gli interessi di poch*.
Tutto questo non è avvenuto per caso.
In Lombardia esiste una lobby di politici e affaristi che gestisce la sanità e da decenni lavora per distruggere il settore pubblico in favore di quello privato. Alla speculazione e corruzione si è aggiunta l’incompetenza nel gestire l’emergenza Covid. Basti pensare allo sperpero di denaro per l’Ospedale in Fiera e per mascherine inutilizzabili, mentre medic* di base sono stat* abbandonat* a sé stess*, senza le protezioni adeguate, senza un vero coordinamento sul territorio e mentre i tamponi risultano tutt’ora, a tre mesi dall’inizio dell’emergenza, una chimera, la gente è obbligata a pagare per usufruire dei test sierologici.
Se è vero che in Lombardia ci sono ospedali eccellenti è altrettanto vero che la medicina di prossimita, il famoso medico di famiglia che ha cresciuto e curato generazioni di italiani, è stata distrutta.
Di questo da Formigoni a Maroni e infine Fontana e Gallera e la giunta regionale sono politicamente responsabili. Tutti loro continuano a rivendicare pervicacemente e arrogantemente il loro operato senza neppure avere l’umana decenza di chiedere scusa!
Devono quindi andarsene a casa e liberare la regione dalla loro gestione criminale. Non siamo più disposti ad aspettare!
Nell’assenza delle istituzioni nella nostra Regione si è creata una rete di solidarietà dal basso che ha costituito una risposta concreta alla crisi economica e sociale causata dalla pandemia.
Migliaia di volontari hanno sfidato la paura e la solitudine senza alcun supporto sanitario ed economico dalle istituzioni competenti, dimostrando che l’unione tra le persone permette di superare anche le sfide più difficili.
Questa incredibile attivazione dal basso ha dimostrato che un altro mondo è possibile. Un mondo in cui la sanità e la cura della salute siano rivolte al benessere delle persone, un mondo che è l’alternativa da costruire rispetto all’attuale, di cui la pessima gestione dell’emergenza rappresenta solo la punta dell’iceberg.
Siamo consapevoli che le devastazioni ambientali sono una delle cause dirette dell’insorgere delle pandemie. Già altri virus prima del COVID-19, come l’Ebola e il Zika sono conseguenti all’alterazione antropica degli ecosistemi. La pessima qualità dell’aria in Lombardia ha reso la diffusione del virus ancora più pericoloso. Una svolta ecologica è fondamentale per salvaguardare la salute delle persone!
Vogliamo una sanità per tutt*, una sanità che opera sempre nel rispetto della vita umana di chi si cura e del fatto che ogni persona possa poter scegliere sul proprio corpo. La salute è anche espressione della libertà di autodeterminazione, soprattutto di chi ancora oggi viene discriminat* per genere e sesso.
La vera emergenza inizia adesso, centinaia di migliaia di famiglie hanno perso le proprie fonti di reddito e non vedono alcuna garanzia per il futuro, con il pagamento della cassa integrazione ancora in gravissimo ritardo anche (ma non solo) a causa delle lungaggini burocratiche della Regione. Siamo rimasti a casa, abbiamo perso il lavoro, non riusciamo a pagare le spese e gli affitti, a sfamare i nostri figli, a garantirgli un’istruzione e una vita dignitosa. Ma ora pretendiamo che a rimanere a casa siano ben altri.
Ai lavoratori della sanità, ai familiari delle vittime, ai medici, ai volontari per l’emergenza, a tutti coloro che hanno perso casa e lavoro e che vogliono giustizia, a tutti quelli costretti in casa in preda a solitudine, depressione e a violenze e a tutti quelli cui sta a cuore la salute delle persone e dell’ambiente.
Non siamo più disposti ad aspettare: scendiamo tutt* in piazza il 20 giugno. Manifestiamo sotto la Regione Lombardia.
Una mobilitazione stanziale sotto il palazzo della Regione.
Con le mascherine e rispettando il distanziamento.