Anzitutto due premesse dovute:
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lo Sblocca-Italia è già legge, quindi non c’è da fermarlo (molto difficile proprio per la sua natura, come vedremo fra poco), caso mai da incepparlo e renderlo impraticabile;
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in secondo luogo, una lotta contro le devastazioni che autorizza e incrementa esiste già da tempo, in particolare nel centro-sud, riconoscibile nella rete Blocca lo Sblocca-Italia.
I movimenti e i comitati che si sono opposti a vario titolo al modello Expo e alle sue opere connesse sapevano che questa lotta, culminata nel corteo del Primo Maggio (giornata che ha visto, nonostante tutto, la partecipazione di oltre 40.000 persone su parole d’ordine politiche e su una forma meno da street parade della tradizionale MayDay), era solo un tassello di un percorso ben più ampio e di lungo respiro.
Infatti, mentre Expo2015 giunge al termine, il suo ruolo di laboratorio dell’eccezione permanente nel campo del lavoro e della governance territoriale si è consolidato e ha fatto scuola e lo Sblocca-Italia ne rappresenta uno dei figli legittimi. Tuttavia la sua pericolosità è di molto superiore alle normative con cui sull’onda del ritardo e della contingenza si è gestita Expo: nato come decreto di emergenza con validità massima di 90 giorni (cosa poco funzionale per processi di trasformazione di lungo periodo come quelli contenuti all’interno della legge), è stato poi trasformato in legge nazionale, valida quindi su tutto il territorio e senza limiti temporali, mantenendo tuttavia nel suo funzionamento l’inclinazione antidemocratica del decreto a breve termine. Lo Sblocca-Italia, catalizzatore di trasformazioni territoriali, rende norma il commissariamento, la centralizzazione decisionale e la marginalizzazione delle istituzioni locali di rappresentanza. Leggi tutto “Appunti su Sblocca-Italia e la lotta che ci aspetta”