908 volte: stop dissesto, stop via d’acqua

Da mesi siamo al fianco dei Comitati No Canal per evidenziare la nocività, l’inutilità, il costo eccessivo della Via d’acqua sud di Expo 2015. Da giorni ci troviamo, al pari di moltissimi cittadini della città, a lottare contro i danni provocati dalle esondazioni di Seveso, Lambro, Olona nella città di Milano.

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Questo pomeriggio per un’ora (ma il TweetStorm sta proseguendo virale…) abbiamo così invitato il Comune di Milano ed Expo 2015 SpA ad un deciso #cambiodirotta: stornare i 45 milioni di euro stanziati per un’opera che NON sarà costruita in tempo per Expo e che non ha più nulla a che fare con l’evento Expo, che non è bella né prioritaria, stornare questi 45 milioni e restituirli alla cittadinanza, destinarli ad iniziative di recupero del dissesto idrogeologico.

L’incapacità di far fronte alle piene eccezionali dell’ultima settimana illumina sulle ragioni della nostra campagna: la città pretende interventi prioritari, riteniamo che drenare ulteriori risorse pubbliche per un’opera come la Via d’acqua, di fronte al disagio determinato dall’incuria del sistema di canali esistente, sia una scelta miope ed irresponsabile che spiega perché da anni sosteniamo che Expo fa male!

Senza dimenticarci che l’appalto della Via d’acqua è sotto inchiesta per corruzione e le bonifiche dei terreni inquinati promesse non ci sono.

Insomma, non c’è alcun buon motivo per fare questo canale. E in tanti stanno continuando a chiedere un #cambiodirotta.

Non è tardi: restituite alla città le risorse sottratte per un evento privato e dannoso, riprendiamoci la possibilità di determinare il futuro del nostro territorio!

Su Twitter e Facebook: #cambiodirotta

Off Topic

Milano nell’immaginario turistico internazionale

Il progetto si compone di due parti distinte ma interdipendenti che possono mettere in luce, da un lato, il racconto della Milano turistica nel mondo attraverso testimonianze dirette e, dall’altro, un’analisi critica che evidenzi verità, contraddizioni e stereotipi.
(deliberazione della giunta comunale n. 2053 del 17/10/2014)

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“Chiamata alle armi” del Touring Club Italiano: 1000 operatori presteranno (in ipotesi, la campagna di reclutamento è solo all’inizio) servizio durante Expo2015 a sostegno del progetto “Destinazione Milano”, interno al più vasto “Programma City Operations”, messo a punto dal Comune di Milano per rincorrere le “opportunità” legate al turismo indotto dall’esposizione universale, rispetto a cui sono stati studiati programmi il cui scopo è portare turisti dal sito expo in città.
Nel Programma City Operations (deliberazione di G.C. n.1282/2012 del 15/6/2012) viene definito un panorama in cui aumenta, decuplica l’offerta turistica ma a ciò non corrisponde un’offerta altrettanto decuplicata di lavoro….per lo meno di lavoro retribuito, poiché la linea di indirizzo scelta è l’utilizzo di volontari.
Touring Club Italia, partnership col Comune di Milano all’interno del Sistema Turistico Città di Milano, ed alla luce della propria specifica competenza nel campo, è il partner che organizzerà il progetto volontari nei musei e nei percorsi turistici tematici. Ha già contribuito a realizzare il nuovo sistema di segnaletica turistica in nove differenti lingue. Ora, l’obiettivo di questa operazione è render maggiormente fruibile il patrimonio artistico/culturale della città. Leggi tutto “Milano nell’immaginario turistico internazionale”

Se anche il post-Expo è Expo Flop

Il 15 novembre scade la gara per la vendita dei terreni che ospiteranno il sito Expo 2015. Base d’asta 315 mln di euro, poco più di quanto sia stato investito per acquistarli, più gli interessi. A oggi non si è ancora presentato nessuno, il rischio che la gara vada deserta è concreto. La gara è stata resa necessaria, ricordiamolo, perché per la prima volta Expo viene fatto su un’area che era privata e che è stata acquisita con un Accordo di Programma predisposto della Giunta Moratti nel 2007 e approvato dalla Giunta Pisapia nel 2011.
Perché questo rappresenta un problema? Perché la società Arexpo, oggi proprietaria dei terreni, il cui capitale (per ora 94 milioni di euro) è composto circa per il 70% da soldi pubblici, ha acquistato quei terreni da privati (principalmente Gruppo Cabassi e Fiera s.p.a.) a caro prezzo., Entro fine anno Arexpo SpA dovrà offrire garanzie per 160 mln di euro alle banche che le hanno prestato i soldi per l’acquisto dell’area espositiva.
Ma se il pubblico ha acquistato a caro prezzo, perché ora quel valore non spinge potenziali compratori a farsi avanti per chiudere l’affare di acquisto di aree edificabili a Milano? A dirla tutta già nel 2011 c’era chi esprimeva perplessità, e non solo la rete No Expo. Persino dalle parti del PD qualcuno esprimeva perplessità, come si legge in una nota del luglio 2011 della consigliera Anna Scavuzzo (ai tempi ancora consigliera per lista civica Pisapia sindaco, oggi nel PD) a commento dell’approvazione dell’ADP: “Masseroli ha messo in guardia rispetto al valore dei terreni di Expo e alla loro possibile svalutazione, noi di maggioranza abbiamo ribadito fiducia al Sindaco e alla Giunta, votato a favore di un documento che non amiamo, ma che rispetteremo, e mi pare che tutti abbiamo voluto dare avvio a un nuovo periodo per Expo”.

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Di sicuro non è semplice capire cosa realizzare in un’area del genere (110 ettari), considerando l’impossibilità di Arexpo SpA di promuovere un’operazione di vendita il cui ritorno sia inferiore al costo d’investimento prevalentemente pubblico iniziale (la Corte dei conti non la prenderebbe bene, e neanche i cittadini). E’ difficile capire il perché un operatore privato, conscio delle problematiche del venditore, conscio dell’impossibilità di recupero nel breve, nel medio e nel lungo periodo di un investimento così elevato, debba farsi avanti (emblematico il palese bluff prima del Milan e poi dell’Inter: i tanto declamati stadi privati in giro per l’Europa sono costati nel complesso mediamente 1/6 di quello che queste due società avrebbero dovuto pagare solamente per l’acquisizione dei terreni). Leggi tutto “Se anche il post-Expo è Expo Flop”

Democristiano, pregiudicato, immanicato: per Expo 2015 profilo perfetto!

Prendete un manager navigato di aziende ed enti pubblici o assimilati, Claudio Artusi, un figlio della DC prima repubblica, condannato per corruzione, già manager dell’Anas e amministratore delegato di Fiera Milano, nonché di Sviluppo Sistema Fiera, per cui ha curato la vendita dell’ex area fieristica in città a CityLife, di cui è diventato poi presidente fino al 2012; amico di Roth, deus ex macchina di Fiera, e con targa Compagnia delle Opere. Bene, dicevamo, prendete il suddetto personaggio, mettetelo al coordinamento degli eventi di Expoincittà, ossia la rassegna culturale che per tutto il 2015 dovrebbe animare Milano durante Expo2015.

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Unite a questa bizzarra nomina, evidentemente bipartisan visto che Expoincittà dipende dal Comune di Milano, due vecchi arnesi della prima tangentopoli come Greganti e Frigerio (entrambi indagati e agli arresti domiciliari per tangenti legate agli appalti di Expo); aggiungeteci a piacimento le tante figuracce che ExpoSpa sta facendo tra dichiarazioni, expo flop, litigi, ritardi e rinunce, ed avrete il cocktail perfetto che riassume a 180 giorni dall’apertura dei cancelli, lo stato delle cose dalle parti di via Rovello. Manca solo di trovare Sala, Pisapia e Maroni in piazza Duomo a fare l’elemosina per i soldi mancanti e Foody in un centro per il compost e il quadro sarebbe completo.
A guardar bene a quello che sta accadendo sembrerebbe che un nucleo di NoExpo si sia abilmente infiltrato nella macchina organizzativa di Expo con il chiaro intento di sovvertirla dall’interno, ma purtroppo non è così. Ormai gli argini sono rotti: i tempi stretti, le inchieste, la lotta NoCanal, la montante rabbia contro il lavoro volontario, stanno facendo evidentemente perdere la misura ai vertici di Expo Spa e ai suoi partner e soci Istituzionali. Il senso di ultima spiaggia affidato ad Expo anche dal governo Renzi e i contenuti eversivi che i dispositivi del megaevento si portano appresso, stanno in realtà rivelando tutti le bugie e le false attese costruite attorno a Expo da 7 anni a questa parte.
Da un lato abbiamo Cantone, un supercommissario anticorruzione con delega alla supervisione degli appalti di Expo, in deroga ai poteri speciali del commissario unico Sala, che già gode di abbondanti deroghe su leggi e procedure standard, che si dice impotente e che, di fronte a tangenti dichiarate e corruzione esplicita per gli appalti della Via d’Acqua, delle strutture di servizio e del Padiglione Italia, si limita a commissariare le imprese coinvolte senza nulla eccepire su appalti, costi, natura e utilità reale dei progetti e delle opere pagate con debito pubblico e per cui sono state pagate tangenti o alimentate corruzione e malaffare (per tacere di quanto le mafie hanno sguazzato in tutto ciò tra movimento terra, subappalti, caporalato).
Dall’altro assistiamo a un teatrino che continua come nulla fosse, senza neanche la decenza di guardare i curriculum dei candidati manager che verranno pagati per far funzionare la macchina del megaevento, annessi e connessi; questo mentre contemporaneamente si fanno le pulci ai candidati non in linea (di pensiero forse?) rispetto ai profili per i tanti lavori gratuiti (il volontariato è roba seria non staccare i biglietti o dare indicazioni a chi non trova i cessi) che Expo propone e necessita a fronte dei pochi posti effettivamente retribuiti.
Alla faccia della retorica del Sindaco Pisapia su Expoincittà, a noi sembra che finora questi eventi stiano rilanciando solo le quotazioni di vecchi personaggi di cui pensavamo di esserci liberati, a conferma di quanto diciamo non da oggi, ossia che il problema non è legalità o meno, ma quello della corruzione non solo politica ed economica, ma anche culturale e ideologica che Expo genera e di cui si alimenta. Non c’è niente di illecito nella nomina di Artusi, ma certo è imbarazzante il suo curriculum e la sua attitudine al conflitto di interessi (ma anche di questo dalle parti di Expo sono esperti sin dalle origini..)
Tangenti, bonifiche non fatte, sfruttamento e lavoro gratuito, un sottobosco di malaffare che torna protagonista, mafie, costi e conseguenze scaricate su collettività, tutto pagato con debito pubblico, ma la retorica non si ferma, anzi si fa tossica, nel momento in cui, ma anche questa non è una novità, usa i più indifesi per guadagnare il consenso mancante. Ed ecco così che ai millantatori reclutatori di volontari nelle scuole superiori e nelle università, si uniscono, in maniera meno evidente, più soft, presidi e insegnanti delle scuole dell’obbligo che inseriscono Expo nei piani didattici 2015, con visite e approfondimenti. Senza alcuna possibilità di confronto o critica, se non negli inutili istituti di rappresentanza delegata, e giocando sulla fascinazione e sull’impossibilità di opposizione da parte di alunni e alunne.
Se non è corruzione questa come chiamarla?
Se non sono buoni motivi questi per scioperare Expo cosa serve ancora che accada?
Noi vi aspettiamo il 14 novembre alle 9.30 in L.go Cairoli. Perché scioperare Expo oggi, boicottarne e sabotarne gli ingranaggi nel 2015, costruirne critica e opposizione dal basso, sono per noi requisiti fondamentali e necessari per rivendicare e agire quel diritto alla città che sempre più l’economia neoliberista globalizzata, di cui Expo è immaginario, dispositivo e paradigma, ci nega.

Il volontariato a/l tempo di Expo 2015

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Ricordate l’accordo sindacale di inizio estate e la campagna per la recluta di 18500 volontari all’interno della sgangherata kermesse di Expo 2015? Tutto archiviato, anzi riveduto e corretto. Di mese in mese, di pari passo al mancato interesse per un lavoro non stipendiato e non formativo, solo un terzo delle domande previste sono state presentate.

Di oggi la notizia che è “quasi fatta”: seimila domande (attenzione nemmeno il secondo colloquio è ancora stato ancora fatto!) su settemila posti da coprire. Praticamente un successo. Maldestramente celate le vecchie cifre, tanto sbandierare solo tre mesi fa, oggi Expo 2015 canta vittoria dopo aver convinto un terzo delle persone ipotizzate a lavorare 15 giorni gratis per indicare ai turisti cinesi dove si collocano i cessi all’interno del sito.

Archiviato l’epicfail di #askExpo e ridimensionato sua sponte l’inganno del volontariato, Expo miete non grano ma diritti nel mondo del lavoro: da una parte i cantieri aperti venti ore al giorno (recentissimo il caso di incidente che ha coinvolto un operaio egiziano) indicano un inquitante ritardo nel cronoprogramma, dall’altra avanza la progressiva precarizzazione in salsa corruttiva dell’indotto del “bigevent” (senza dimenticare gli accordi Expo-sindacati-Regione-Comune validi fino al 2016 su sperimentazione di nuovi contratti a tempo determinato e in somministrazione).

A noi non resta che rilanciare verso il corteo dell’11 ottobre ribadendo #nofreejobs: non si lavora gratis per niente e nessuno! Specie per una società per azioni che ci ha già depredato di miliardi di euro pubblici e che si propone come laboratorio di prestazioni lavorative non stipendiate ammantate dalla retorica dell’esperienza, della formazione, dell’opportunità. Niente cash ma un tablet sgamuffo in cambio ve lo danno.