Due fatti nuovi in pochi giorni hanno riportato al centro del dibattito cittadino la questione del nuovo stadio e dei destini del Meazza a San Siro. La scorsa settimana la proprietà del Milan, negli incontri avuti con il Sindaco Sala e il Presidente della Lombardia Fontana, ha ufficialmente confermato la volontà di procedere in solitudine e di voler costruire il nuovo stadio, annessi e connessi, al posto dell’ippodromo della Maura, adiacente al Parco di Trenno, abbandonando l’ipotesi di costruire il nuovo stadio sul Piazzale dello Sport, da realizzare insieme all’Inter. Cardinale, finanziere americano proprietario della squadra, ha dichiarato che in poche settimane arriverà anche il progetto, spalleggiato dal presidente Scaroni che ha di nuovo posto il ricatto: o nuovo stadio alla Maura o ce ne andiamo da Milano. Il progetto oltre allo stadio, che dovrebbe essere delle dimensioni dell’attuale Meazza, prevederebbe anche volumetrie per uffici (la sede del Milan) e spazi ricettivi e commerciali. Su questo scenario è calata di colpo la sentenza del Tribunale Civile di Milano che ha accolto il ricorso del Comitato Promotore del Referendum contro l’abbattimento del Meazza e il progetto di Milan e Inter di nuovo stadio, bocciando il pronunciamento del Comitato dei Garanti del Comune di Milano che aveva dichiarato inammissibile il pronunciamento della cittadinanza sulla questione stadio.
Nei prossimi giorni si capiranno meglio le conseguenze di questa sentenza e se si arriverà alla consultazione referendaria, di certo lo scenario cambia nuovamente e complica ulteriormente la situazione per Sala, già al centro di un crescente vortice di difficoltà tra dissensi interni alla maggioranza proprio sulla vicenda stadio e appannamento del “modello Milano”. Da sempre contrario al referendum dovrà ora accettarne il possibile svolgimento. Di certo è meno timido quando si tratta di assecondare gli interessi dei gruppi finanziari. Infatti, nonostante le 3000 persone che hanno manifestato due settimana fa e un crescente fronte contrario alla costruzione dello stadio alla Maura, un’area verde e tutelata dai vincoli del Parco Agricolo Sud Milano, la risposta del Sindaco Sala sì è limitata a prendere atto della volontà del Milan e a chiedere la presentazione di un piano e di un progetto, oltre che la dichiarazione di abbandono del memorandum che era stato sottoscritto con l’Inter per il nuovo stadio a San Siro. Nessuna parola invece sui destini futuri dello stadio Meazza, men che meno sull’incompatibilità urbanistica tra la proposta del Milan e il contesto territoriale e ambientale in cui vorrebbe costruire il nuovo stadio.
Di fronte agli appetiti speculativi dei gruppi finanziari e immobiliari che coprirebbero di cemento ogni mq libero o verde per massimizzare i loro profitti, servirebbe una forte e chiara presa di posizione di Sindaco e Giunta a ribadire che Milano non è territorio da spartire. Un territorio che andrebbe tutelato da ulteriore consumo di suolo, visto il livello di antropizzazione, cementificazione e inquinamento della metropoli; invece Sala anche in questa occasione sta dimostrando quanto sia attento alle esigenze degli investitori e poco o nulla a quelle della città, dei suoi abitanti, della loro salute. Candidato alla rielezione nel 2021 con la baldanza di spacciarsi per Sindaco “green”, esibendo tanto di iscrizione ai Verdi Europei, Sala sta, invece, confermando e rilanciando un modello di città che, dal punto di vista urbanistico e della mobilità.è quanto di più lontano dalla “Milano green” subdolamente raccontata dai rendering e dalle campagne di comunicazione e marketing territoriale portate avanti dall’Amministrazione Comunale.
Proprio mentre Sala discuteva con il Milan del nuovo stadio alla Maura, nuovi dati ed evidenze impietose segnalano come dovrebbero essere altre le priorità e le scelte di chi governa una delle città più inquinate al mondo. A fine marzo Milano ha praticamente esaurito i giorni di superamento dei limiti dei livelli di polveri sottili previsti dalle norme dell’Unione Europea (35 giorni anno), con 27 sforamenti al 21 marzo. Non solo, ma in base alle nuove tabelle che l’UE prenderà a riferimento, Milano dovrebbe praticamente dimezzare i livelli di polveri sottili e di biossido d’azoto entro il 2030, ma fatica a rispettare i limiti delle tabelle del 2008, oggi ritenuti obsoleti e dannosi per la salute delle persone. Servirebbero interventi drastici per migliorare la qualità dell’aria e mitigare gli effetti sempre più evidenti dei cambiamenti climatici e del surriscaldamento globale, invece Milano perde anche i 12 mln di fondi UE legati al PNRR per le piantumazioni e la creazione di boschi urbani non essendoci aree idonee, unica città europea a non avere progetti in tal senso, a causa del consumo di suolo. Consumo di suolo che procede anche agevolato da oneri di urbanizzazione ridicoli, recentemente raddoppiati ma solo entro la cerchia della circonvallazione.
Un quadro destinato a peggiorare per gli effetti della siccità che sicuramente avremo nei prossimi mesi estivi e che intaccherà ulteriormente il patrimonio arboreo, come già un anno fa; un fenomeno cui probabilmente dovremo abituarci per effetto dei cambiamenti climatici. Questa situazione imporrebbe una moratoria al consumo di suolo, già fin troppo impermeabilizzato, e scelte drastiche in tema di mobilità, diverse dal limitarsi a tassare il diritto ad inquinare, come da proposta di mettere a pagamento l’ingresso in Area B. Invece Sala prosegue imperterrito sulla sua strada fatta di grandi dichiarazioni, poca sostanza e, soprattutto, grandi benefici per gli operatori immobiliari. Questa volta, però, con lo stadio sulla pista della Maura, potrebbe fare la fine di un fantino sbalzato dal proprio cavallo per eccesso di sicumera. Dalle parti della periferia ovest di Milano hanno già “dato una lezione” a Sala, all’epoca Amministratore Delegato di Expo 2015 SpA, bloccando la via d’acqua e di sicuro sono pronti a concedere il bis se la scellerata idea di costruire lo stadio alla Maura dovesse andare avanti.