Sicurezza e sviluppo immobiliare, dalla legge 81 del 1993 in avanti, sono divenuti i due assi su cui poggia pressoché ogni esecutivo locale. Il Comune di Milano non è da meno e nelle ultime settimane ne abbiamo avuto abbondante conferma.
Rispetto alla sicurezza, non si intende ovviamente la sicurezza stradale, nei cantieri, sui luoghi di lavoro, non ci si riferisce alla tutela dell’aria e dell’ambiente che ci ospita: la sicurezza è sempre intesa come ambito in cui attraverso un sistema di controllo pervasivo e diffuso capillarmente, divoratore di risorse pubbliche, si attenua la percezione di insicurezza della cittadinanza dovuta in parte a fenomeni realmente presenti ed in parte alla canea mediatica composta da notizie ed approfondimenti rivolti esclusivamente alla cronaca nera.
Sul tema ci sarebbe molto da approfondire e non è certo questo il contesto in cui farlo, qui rileviamo semplicemente come nel periodo 2018/2023 la dotazione organica dell’ente sia diminuita su tutti i comparti (fonti sindacali interne all’ente parlano di 3.000 dipendenti in meno dal 2015 al 2023) mentre gli agenti di polizia locale sono passati da 2.694 alla cifra record di 2.889. Nel contempo non si può certo dire che la percezione di sicurezza in città che la giunta Sala insegue sia aumentata. Questo perché, applicando un approccio empirico rispetto a questa deriva securitaria a dire il vero presente da anni in tutte le grandi città del paese, l’aumento di personale di polizia produce un aumento dell’insicurezza sociale. L’introduzione di Gabrielli, dell’ennesimo boiardo gettato in pasto all’opinione pubblica per promuovere l’ennesimo impegno militare, continua nel solco di quanto precedentemente descritto.
Come in precedenza accennato, le politiche occupazionali del Comune di Milano (non troppo difformi, ripetiamo, da ciò che accade altrove), ha generato negli ultimi 15 anni un rilevante squilibrio in direzione delle politiche collegate alla sicurezza urbana in senso poliziesco: da un lato aumentano in maniera rilevante gli agenti PL, dall’altro crollano i dipendenti che ricoprono ruoli amministrativi, tecnici, socio-assistenziali, educativi, culturali. Uno degli effetti di questo nuovo inquietante squilibrio è il sottodimensionamento dello Sportello Unico per l’edilizia, il cui calo di personale è affiancato ad un aumento del 40% delle richieste da parte dell’utenza (altro dato a testimoniare la preoccupante esplosione urbana della città). Ne consegue un ritardo che mette a rischio i profitti del mattone. A questo ritardo l’Assimpredil Ance (il feudo della nota famiglia ultraconservatrice De Albertis) propone uno stanziamento da 600.000 euro utile non a rinforzare gli sportelli comunali, come invece dichiarato dai costruttori e dal sindaco Sala, ma a creare uno sportello parallelo (le cui possibilità amministrative sono tutte da sondare, ci troviamo davanti ad un terreno di sperimentazione che potrebbe portare a rilevanti problemi di carattere burocratico/amministrativo) in cui i costruttori vengono controllati da un ente creato dai costruttori stessi.
Per chi per anni ha criticato il modello Milano, in particolare per via del ruolo centrale svolto in esso dalla speculazione edilizia, si tratta di un’agghiacciante conferma che introduce anche a livello amministrativo e, diciamolo, politico, il governo diretto dei costruttori. Allo stesso modo agghiacciante è il silenzio dietro a cui questa operazione sta procedendo, pur rappresentando un’occupazione da parte dei privati di importanti livelli di controllo e potere decisionale sulle pratiche comunali di prerogativa del pubblico, su diretta concessione della Giunta Sala.