Scandaglio #N3: “Dis/avventure di un rider milanese”

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L’8 ottobre per un attimo la coltrina di fumo e nebbia che avvolge i lavoratori sfruttati, sottopagati e precarizzati si è tinta di rosa shocking. Sotto ai riflettori della società dis-social, da un corridoio di luce, sono spuntati i rider di Foodora con le loro biciclette, le sacche brandizzate, i caschetti, le bandiere del Deliverance Project.

Sfilando per le strade di Torino, questi bike workers hanno preso parola raccontando a tutta la città prima e a tutti gli altri lavoratori dopo, una storia che era molto diversa da quella che raccontava la loro azienda, una narrazione fatta di cibo gourmet e di innovazione digitale, di economia di comfort, di startapp, di “messa a disposizione” e di meritocrazia. Quello che ci hanno restituito questi simpatici, quanto sfuggenti, lavoratori in sella, che tutti vedevano ma che nessuno aveva notato sino ad allora, è stata la fotografia delle loro condizioni di lavoro, di subalternità e di ricatto, dietro ai nuovi dispositivi di controllo, usati nei nuovi modelli di organizzazione del lavoro.

La protesta ha surfato su una grande ondata comunicativa, che ha suscitato interesse e solidarietà in tutta Italia, da parte del mondo accademico sino alle più svariate compagini istituzionali, salvo poi incagliarsi nella deregolamentazione alla quale è sottoposto il diritto del lavoro, per quanto concerne queste nuove economie “a chiamata” che vedono nella supposta flessibilità della manodopera e nella libertà fiscale, garantita alla famiglia delle “nuove aziende innovative” una nota di merito, perché capaci di generare (a detta loro e del governo) una risposta concreta all’emergenza sociale del reddito e della disoccupazione, a danno però di chi ci lavora (diciamo noi), con il rischio di falsare volutamente lo sguardo e di chiudere anche tutti e due gli occhi sugli effetti discutibili della new web economy.

Come Off Topic ci siamo chiesti che cosa potessimo presentare alla città a proposito delle nuove istanze degenerative nei non-luoghi del lavoro. Occupandoci di trasformazioni sociali e urbane, abbiamo pensato ad un tipo di rappresentazione che partisse da dei dati simulati e potesse permettere, a chi ancora non avesse ben chiare le condizioni abiette in cui vertono questi rider, di visualizzare la giornata tipo di alcuni di loro, tra avventure e disavventure. L’intenzione è di riportare attenzione sul caso di ottobre e fornire un contributo al dibattito politico e al ragionamento sulle nuove logiche di struttamento esistenti a livello metropolitano, interrogandoci su quali possano essere non soltanto le difficoltà ma anche le prospettive di lotta e di scenario che si aprono su un panorama compromesso come quello odierno tra crisi, automazione e atomizzazione del lavoro.
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