Saperi comuni e pratiche di ricerca critica: frammenti da alcune conferenze (UK estate012)

L’articolone che segue è un contributo di un caro amico, attivista e ricercatore emigrato al nord. Lo pubblichiamo senza filtro e corredato da alcuni suoi scatti tratti da scorribande accademiche e non.

E` possibile immaginare spazi all`interno ed ai margini delle istituzioni universitarie per ripensare pratiche di ricerca e produzione di saperi comuni? In queste note sparse provo a mettere assieme alcuni spunti e riflessioni nati a margine di alcune conferenze e workshop svoltisi nei mesi scorsi nel Regno Unito dove sto portando avanti un dottorato sul tema dell`antropologia dei movimenti sociali. Nella mia personale esperienza, queste situazioni hanno rappresentato un utile e dinamico spazio dove condividere pratiche e riflessioni a meta` strada fra attivismo e ricerca. Pur rimanendo all`interno delle contraddizioni dell`accademia, questi esperimenti possono essere visti come un primo passo per ripensare la ricerca come condivisione di saperi all`interno, per e con i movimenti sociali.

In questo campo ibrido si e` svolto nel giugno scorso alla Universita` di Leicester il workshop intitolato “the spatialities of the protest camp” un progetto di studio sulle pratiche dei protest camps o campeggi resistenti portato avanti da un collettivo di giovani ricercatori di base fra Uk, Canada e US. Questo workshop ha proposto la condivisione di diverse esperienze di attivismo e diverse chiavi di lettura per ripensare il significato di un particolare tipo di proteste, i protest camp e le occupazioni piu` o meno temporanee come momento e spazio di resistenza. In questo contesto, tracciare la storia di questo tipo di esperienze offre una visione di lungo corso per comprendere le tendenze e le radici culturali e sociali dei vari Occupy che sono emersi recentemente e forzatamente all`attenzione dei media anglofoni e non. E` cosi` che ho scoperto, nella lezione introduttiva di Sasha Roseneil la storia del campo di protesta di Greenham Common dove dal 1982 per una serie di anni, un campo di protesta organizato da donne libertarie, ecologiste e femministe, ha portato avanti una resistenza pacifica ma radicale contro una base di militare che ospitava armi di tipo nucleare nella campagna inglese del Berkshire. Cosa mette assieme questa e altre esperienze ecologiste, antimilitariste, e libertarie alla nascita dei campeggi climatici in Uk e la difesa dale infrastrutture che devastano il territorio? Chiaramente una risposta a queste domande non puo` emergere da queste note sparse e richiede la capacita` di leggere attraverso diverse esperienze e farle dialogare in diversi luoghi ed ad anni di distanza. La multeplicita` delle pratiche che attivisti di tutto il mondo hanno messo in campo negli ultimi 20/30 rappresenta comunque una fonte centrale per capire e agire la politica contemporanea al di la di una visione tradizionale, parlamentare e delegata. La geografia, la comunicazione e la storia dei protest camp sono stati alcuni dei temi discussi in questo workshop dove tutti i partecipanti di diverse sensibilita` ed esperienze fra ricerca ed attivismo hanno confrontato pratiche disseminate nel territorio Europeo e Americano. Un secondo momento di riflessione per questo gruppo di ricerca si e` svolto presso la conferenza del Royal Institute of geography organizzato quest`anno all`Universita` di Edimburgo. Qui, in una molto piu` ampia dimensione accademica, diverse erano le occasioni per sentire discutere di esperienze e pratiche di resistenza contemporanea. Nei panel sulla storia delle occupazioni (qui il primo) sono emerse discussioni interessanti non solo sui centri sociali e su occupazioni in tutta Europa ma anche spunti sulla dimensione legale e extra legale che queste pratiche configurano sulle forme di speranza che l`occupazione riesce a dischiudere in un mondo ossessionato da controllo e repressione. In chiusura del secondo panel Antonia Layard avvocato e ricercatrice alla Cardiff Law School ha proposto una lettura di Occupy London dal punto di vista dei meccanismi legali di controllo urbano da parte di enti privati e le conseguenze in termini di diritti e relazioni umane che questo tipo di nuove configurazioni comporta. Sempre su questi temi la lecture di Eyal Weizman, intitolata “Forensic Architecture: The deep surface of the earth” ha esplorato diverse articolazioni della violenza dell`architettura costruendo una proposta di approccio “forensico” alla citta. Da questo punto di vista Weizman afferma la necessita` di decostruire la relazione fra pratiche di distruzione urbana e le contemporanee strategie militari in palestina cosi` come in ex jugoslavia o nei recenti conflitti in africa (qui il video). Weizman che ha gia` in passato proposto il concetto di urbicidio per leggere le continuita` fra violenza bellica e distruzione urbana e` attivo da anni nella critica alle pratiche di occupazione istraeliana tramite vari progetti artistici, architettonici e di ricerca, libri e ONG. Questa multidimensionalita` della pratica di ricerca sta a dimostrare anche la necessita` di portare avanti su vari livelli il lo studio e la critica della contemporaneita`, oltre i confini dell`aula universitaria. Nei panel a cui ho potuto assistere, molte presentazioni hanno affrontato la necessita` di comprendere gli episodi di rivolta e insorgenza che hanno popolato gli schermi e le piazze nel corso del 2010 e 2011. Dalle manifestazioni studentesche, ai riots di Londra, dalla primavera araba alle varie Occupy, sembra che una parte della ricerca sociale, geografica e filosofica abbia ripreso a marciare assieme alle esperienze di lotta e di resistenza. Colpisce soprattutto che siano giovani dottorandi e ricercatori a tracciare le mappe e le narrazioni di questi movimenti assieme alle loro esperienze personali. In molte di queste narrazioni, la posizione del ricercatore e` sempre meno distaccata e sempre piu` eticamente consapevole della sua intrinseca dimensione politica. Da questa posizione la possibilita` di costruire forme di dialogo fra attivisti studiosi si definisce come strada possibile e coerente per ripensare sia le pratiche del movimento che quelle di ricerca. Attorno a questo tipo di dinamiche, ed in particolare a partire dall`esperienza di Occupy London, si e` costituito un network di dottorandi e ricercatori intitolato “Occupy Research”. Indubbiamente simili pratiche di collaborazione stanno emergendo all`interno di vari gruppi di ricerca in UK e US in particolare nel campo delle scienze umane e sociali. Discutendo con i compagni e colleghi incontrati in queste occasioni posso anche testimoniare l`interesse verso le esperienze di proteste nostrane e le diramazioni autonome e anarchiche del percorso politico dei centri sociali italiani e cosi come la forza e serieta` dei movimenti No Tav. Su questa lotta molto e` gia` stato detto e scritto ed alcuni importanti contributi di ricerca sono stati portati avanti, in ogni caso nel corso del 2011/2012 nuove dimensioni della lotta sono state sperimentate al fronte di ulteriore radicalizzazione della repressione contro il territorio valsusino che si colloca nel quadro di una simile politica di precarizazione dei territoro in atto su tutto il territorio nazionale. Sulla ricomposizione di una serie di lotte legate ai territori spero di aggiungere alcune note in futuro dato che si tratta di uno delle questioni che ha affrontato nella mia tesi.

Spero di trovare spunti su queste tematiche nella conferenza organizzata il prossimo novembre dalla rivista “modern Italy” sul tema della protesta in Italia intitolata “BASTA! Patterns of Protest in Modern Italy: History, Agents and Representation”. Questa occasione si annuncia una ottima arena per una maggiore comprensione e discussione dei movimenti sociali italiani e delle diverse storie e pratiche che li animano. Poco di questi temi e` stato discusso nella summer school organizzata dalla stessa rivista lo scorso giugno a Londra presso il dipartimento di Studi Italiani della UCL dove ho presentato un pezzo della mia ricerca sul movimento dei circoli giovanili a Quarto Oggiaro fra il 1974 ed il 1979. Nel mio paper presentato un percorso storico del movimento studentesco milanese sviluppato anche a partire dalla mostra “Quarto Rosso, Storie di Rivolta nella Periferia” organizzata assieme ai compagni di Spazio Baluardo e Quarto Posto lo scorso settembre (e sempre pronta a itinerare su richiesta). A conclusione di questo diario di conferenze estive, un riferimento al convengo di Studi Anarchici svoltosi durante la prima settimana di settembre presso alla Universita` di Loughborough in Inghiltera. Questo convegno alla sua seconda edizione ha riportato la discussione accademica in una dimensione piu` intima, dove un gruppo di circa 150 fra attivisti e studiosi di diverso tipo si sono ritrovati accomunati da un interesse verso l`anarchismo, le sue pratiche e le sue dimensioni storiche e teoriche. Qui assieme ai temi classici dell`anarchismo Americano e Europeo sono state discusse anche le nuove forme di protesta e di rivolta che emergono dai nostri tempi. Il primo giorno in un panel sulle tecnologie sociali diversi dottorandi inglesi hanno discusso i riots di Londra e le manifestazioni studentesche inglesi mettendo in campo teorie dell`organizzazione non gerarchica, cibernetica e analisi della mobilitazione delle risorse sociali e culturali per lo studio dei movimenti sociali. E` in questo spazio teorico che questa discussione come molte altre durante la 3 giorni hanno posto l`accento sulla teoria post-operaista italiana come contributo centrale per la comprensione delle dinamiche del lavoro precario, post-fordista e delle forme di insurrezione che emergono in questi contesti. Altri 3 panel sono infatti stati dedicati al rapporto fra anarchia e autonomismo, ricostruendo divergenze e affinita` ma anche discutendo la necessita` di assumere nuove categorie e prospettive capaci di dissolvere le differenze identitarie che costruiscono queste pratiche in diversi contesti nazionali. In questa prospettiva si colloca la presentazione di Neil Gray dall`Universita` di Glasgow che ha confrontato le pratiche di diritto alla citta` teorizzate da Lefebvre ( 1968) e poi riaggiornate da David Harvey (2008) con quelle definite invece di “attacco alla citta`” proposte dall`area dell`autonomia italiana negli anni settanta. E` a partire da questo dialogo di pratiche e teorie che le lotte per il diritto alla casa possono essere riposizionate in contesti come quello scozzese dove la pratica dell`occupazione e` tradizionalmente criminalizata e forme alternative di difesa della casa si sono poste necessarie sia all`interno di movimenti anarchici che marxisti-libertari. Similmente Gregor Poitrowsky dell`European University Institute ha illustrato alcuni risultati della sua ricerca sulle pratiche anarchiche in diversi contesti est europei dove queste ultime negli ultimi anni si sono sviluppate all`interno di culture e sensibilita` notevolmente diverse dalle piu` note esperienze mediterranee, atlantiche e centroeuropee. In polonia per esempio la recente rinascita del movimento anarchico emerge in forte contrapposizione con ideali “di sinistra” e richiede nuovi parametri di comprensione. Anche la vicinanza e alleanza con gruppi apertamente nazionalisti in questi casi si ripropone come condizione di non facile categorizzazione per queste esperienze. In questo contesto per comprendere la novita` di questi fenomeni e` necessario ripartire da uno studio delle loro pratiche (e delle eventuali contraddizioni che nascondono) piu` che esercitare giudizi basandosi sulle teorie classiche dell`anarchismo euro-americano.

In queste note ho cercato di favorire una lettura di come la dimensione accademica possa offrire una prospettiva ed una modalita` di discussione aperta e fortemente comparativa delle esperienze di movimenti sociali. Nella speranza che questo tipo di discussioni si tengano non solo nelle quattro mura delle aule di universita` e sempre piu` anche fra le strade e negli spazi resistenti delle nostre citta` con queste note ho anche cercato di mettere in luce una fotografia di uno spazio in movimento dove la condivisione dei saperi e` centrale per la costruzione stessa della ricerca.

Link:

http://protestcamps.org/

http://occupyresearchcollective.wordpress.com/

http://en.wikipedia.org/wiki/Greenham_Common_Women%27s_Peace_Camp

http://asmi.org.uk

http://conference.rgs.org/conference/sessions/View.aspx?heading=Y&session=bdaeee13-723b-4730-86e4-2bb5538578c6

http://conference.rgs.org/conference/sessions/View.aspx?heading=Y&session=2f7ca6d6-574e-4130-96a3-8ad1ce2c8a0d

http://www.monu.org/monu5/architectsDo.pdf

http://www.anarchist-studies-network.org.uk/documents/ASN%202.0%20FINAL%20Programme.pdf

http://www.simoncollister.com/2012/08/30/anarchism-and-social-technology-conference-panel/

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