Repressione compulsiva? La resistenza è la terapia

Apprendiamo dell’attacco che si sta configurando ai danni dei compagni del Barocchio Squat di Grugliasco, sotto sgombero per lasciare il posto ad un “postOPG”, definito ora REMS (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza), la tipologia di struttura che dovrebbe far fronte all’obbligo della Regione Piemonte di chiudere gli ex Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
L’operazione è ben descritta in questo efficace comunicato.
Con alle spalle una storia lunga ben 23 anni ed un presente che non rinuncia a proporre e sperimentare forme di autogestione antiautoritarie, il Barocchio Squat è un punto di riferimento politico importante per l’area Torinese e non solo. Abbiamo varcato il suo portone ancestrale, gustato un’atmosfera libertaria unica, condiviso una conflittualità genuina. Ci siamo incrociati più volte nel corso di questi anni nelle piazze e nei sentieri NoTav, arrivando a condividere importanti passaggi nella costruzione del percorso NoExpo.

Uno sgombero emblematico, quello annunciato, proprio per la sua intenzione di rimpiazzare spazi liberati con centri di coercizione, specchio di una politica nazionale che opera con la medesima logica in tutti campi. Un’operazione che, se da un lato coglie l’occasione per sbarazzarsi delle voci discordanti, dall’altro mostra l’indisponibilità a liberarsi (per condivisione, miopia o negligenza) da tutti quei retaggi che mantengono in vita stereotipi e pregiudizi in campo psichiatrico: ci si diverte così a riformare gli istituti precedenti attraverso riforme prevalentemente lessicali in cui lo status quo viene confermato e consolidato.

A guardar fino in fondo, poi, possiamo ravvisare nella pecunia più che nella filantropia il motore dell’iniziativa e la rinnovata attenzione all’area del Barocchio.
Svariati milioni di euro per la realizzazione delle “nuove” strutture galvanizzano (tutto o in parte) il noto triangolo amministratori/politici – finanza – imprenditori/palazzinari. Inutile ricordarlo, tutti soldi pubblici. Ci si fa beffa (e questo non ci desta stupore) di una sentenza della corte costituzionale, tanto cara all’ortodossia legalitaria, riaffermando un rapporto di forza che spiana la strada a qualsiasi tipo d’intervento, al di là di “regole” che, ancora una volta, si confermano valide solo quando si pongono a tutela dell’ordine costituito. 

 

Non facciamo in tempo a scrivere e pubblicare quest’appello che nella nostra città viene sgomberato il circolo anarchico Ripa dei Malfattori, reo probabilmente di essere adiacente alla movida. Lo stabile che ospitava il circolo viene restituito così al business, nuovamente libero di sfruttarlo per poi eventualmente abbandonarlo. Se questo è lo scenario che ci viene prospettato da qui al prossimo autunno, non ci esimeremo dall’essere complici dei compagni sotto attacco! 

Lab. Off Topic