Nelle ultime settimane è stata resa nota un’indagine della Procura di Milano che ha svelato che proprio nel settore della cultura, la cooperativa F.eMa. (ora commissariata) corrispondeva ai suoi dipendenti stipendi da fame per prestare servizio presso eventi, teatri e musei.. Non è certo l’unico caso di lavoro sottopagato in città, sempre presente e sempre in crescita, in particolare su alcuni servizi dove è più facile sfruttare le fragilità dei prestatori d’opera, specie se migranti e ricattati dal rinnovo del permesso di soggiorno. E’ però un caso emblematico perchériferito alla fornitura di servizi a importanti istituzioni pubbliche, controllate da soggetti istituzionali, in un settore in cui la dimensione della cultura è sempre più subalterna al marketing della città-vetrina e della sua cornice ideologica – il territorio urbano da riempire di eventi, grandi e piccoli, da consumare veracemente e in ogni suo aspetto. Istituzioni che nel prossimo anno, nella cornice Milano-Cortina 2026, avranno un ruolo centrale. In particolare, parlando delle fondazioni alla guida del Piccolo Teatro e del Teatro alla Scala, queste, per quanto non coinvolte nell’indagine, sono il soggetto che del risparmio sul costo del lavoro si avvantaggia indirettamente. Si parla di retribuzioni considerate sotto la soglia di povertà, che oscillano tra i 4/5/6euro netti l’ora. Stipendi molto bassi che non garantiscono condizioni di vita dignitose: sono quelli che percepiscono lavoratori e lavoratrici di molte cooperative attive nei musei, nei teatri, nelle fondazioni; custodi e maschere con un’alta qualifica di studio (lauree, master, conoscenza di una o più lingue straniere) che non costituiscono più un valore aggiunto al curriculum.
Leggi tutto “Esternalizzazioni e salari da fame: con la Cultura non si mangia!”