Come rivelato da Altreconomia, il CONI avrebbe emesso e in seguito omesso e secretato un parere di non idoneità all’utilizzo del Palaitalia nelle competizioni internazionali per alcune discipline sportive. Tra queste l’hockey (per le cui gare olimpiche era stato pensato), ma anche il basket, pregiudicando in parte l’uso post-olimpico. Il motivo è la scarsa visibilità e l’omologazione di soli 3.500 posti per queste discipline, sui 16.000 inizialmente previsti. Oltre che l’assenza di una pista di ghiaccio permanente per le gare e di una fissa per l’allenamento: entrambe dovranno essere allestite in via temporanea dal Comune apposta per le Olimpiadi. Solo una deroga prefettizia potrà consentire l’omologazione puntuale e temporanea dell’impianto per le competizioni olimpiche.
In sintesi il CONI, nonostante la non idoneità sostanziale e di fondo, ha comunque dato l’assenso al progetto di costruzione dell’Arena e alla sua omologazione olimpica tramite un sistema di deroghe puntuali e specifiche.
Una vera beffa per l’impianto che doveva essere un po’ il simbolo del lascito olimpico, ma non una sorpresa visto che il privato che lo sta costruendo è una società dedita al business dei concerti e degli spettacoli, non alla gestione di impianti ed eventi sportivi. E quindi sta realizzando una struttura pensata per gli spettatori di show musicali (per cui ci saranno 16.000 posti), non alla conformità alle norme delle federazioni sportive e alla visibilità per gare e partite. Si tratta infatti di EVD Milan Srl, società controllata dal colosso tedesco Eventim, conosciuta in Italia come Ticket One.
Non si tratta di dettagli insignificanti. L’Arena è stata fatta passare come opera di interesse generale, pubblico e strategico in virtù di elevati standard operativi e prestazionali per competizioni internazionali post-olimpiche. Perciò ha potuto essere qualificata come opera privata di interesse pubblico non costituente standard urbanistico e sottratta alla superficie lorda commerciabile, ai sensi dell’articolo 9.10 della Legge Regionale 12/2005.
In soldoni questo vuol dire che, a condizione di un atto di convenzionamento pubblico e grazie anche a un parere errato relativo al bilanciamento monetario tra benefici pubblici e privati, l’operatore privato è stato esonerato dal pagamento degli oneri di urbanizzazione. Gli oneri servono alla costruzione di opere di urbanizzazione primaria (reti di acqua, gas, elettricità, fognatura, telecomunicazioni, strade, parcheggi, illuminazione pubblica, aree di sosta) e secondaria (servizi pubblici e di interesse pubblico come scuole, strutture sanitarie, culturali, sociali, assistenziali, amministrative, parchi, aree verdi, per il gioco, per lo sport, piazze e mercati). La collettività deve così prendersi in carico la realizzazione di queste opere. Una vera porcata.
Ma non finisce qui. Il PalaItalia solleva infatti un ulteriore problema riferito agli extra costi, lievitati dagli iniziali 177 milioni a oltre 300 milioni. Sembrano aggirarsi oggi intorno ai 320 milioni. Dopo essere stata esonerata dal pagamento degli oneri di urbanizzazione, EVD Milan Srl ha pagato il contributo del 10% sul costo di costruzione inizialmente stimato a 177 milioni e spiccioli. Ha quindi versato nelle casse pubbliche 17 milioni e non i 32 milioni che avrebbe dovuto pagare se il contributo fosse stato calcolato sul costo di costruzione effettivo. Invece, oltre al danno la beffa. Dopo aver risparmiato quasi la metà del contributo sul costo di costruzione, EVD si è messa a piangere, ben conoscendo la grande sensibilità di Beppe Sala agli interessi privati. D’altronde Milano ha il cuore in mano, si sa. Poveri operatori privati. Così per la lievitazione del costo di costruzione EVD ha chiesto i soldi al Comune di Milano, che a sua volta ha chiesto al Governo. Suspense sulla fine della serie che però non sarà trasmessa in diretta su Amazon Prime.
Ricordiamo inoltre che il Comune di Milano ha firmato l’accordo per l’ex area Santa Giulia, su cui il Palaitalia sorge, inizialmente con Milano Santa Giulia Spa, poi diventata Risanamento Spa. Il cosiddetto Piano Integrato di Intervento (PII) Montecity-Rogoredo. Poi Risanamento nel giugno 2023 ha venduto al fondo di investimento immobiliare australiano Lendlease, che oggi a sua volta considera la possibilità di vendere alcune aree in futuro. Unico scopo concreto e tangibile dell’iniziativa pare quindi, al momento, agevolare e rilanciare il piano per la “rigenerazione” dell’area Santa Giulia, una spinta agli stenti di Risanamento Spa su cui anche Lendlease non pare più così ottimista, rendendolo più appetibili a nuovi investitori, cui appunto Lendlease cederebbe parte dell’area. E si scrive “rigenerazione” urbana ma si legge gentrificazione sociale e espulsione delle residuali classi popolari e medio-basse dai quartieri di Corvetto, Rogoredo e Porto di Mare. “Cornuti e mazziati”, recita un proverbio popolare che nella sua semplicità un po’ volgare ha perlomeno il pregio di dire le cose in maniera esplicita e di non essere ambiguo e interpretabile.
Milano-Cortina si erano annunciate Olimpiadi sostenibili, senza costi esorbitanti, senza impianti inutili. Invece, tra cifre ormai ben oltre i 4 mld di euro (senza contare i costi sociali e ambientali, per non parlare dello scempio di Cortina per l’inutile pista da bob), gli extra-costi di Palaitalia e Villaggio Olimpico o i milioni per i palazzetti temporanei in Fiera a Rho, siamo di fronte all’ennesimo grande evento usato per fare profitti a spese delle casse pubbliche, nonostante la situazione economica e sociale, o di scuola e sanità pubbliche, avrebbero priorità ben superiore.