WeTransfer, Google Drive, DropBox, Hightail: questi servizi commerciali attraverso i quali milioni di persone condividono materiali di lavoro o file personali ogni giorno hanno accesso diretto ai contenuti che ci inviamo e scambiamo. Come proteggerci da cattura ed esproprio e tornare a un concetto reale di condivisione?
We Transfer è uno dei servizi di file sharing più diffusi e di maggior successo al mondo. Ma come tanti altri servizi di questo tipo e cloud storage commerciali ha degli evidenti limiti. Se il caricamento dei dati e l’invio dei link di download sono crittografati, il destinatario riceve un’email non crittografata che contiene il link. Soggetti terzi a cui il contenuto non era destinato possono quindi intercettare questa email e avere accesso ai file.
Altri servizi commerciali molto diffusi, come Google Drive e Dropbox (ma anche la stessa We Transfer), sebbene operino in Europa mantengono sui propri server centrali, ubicati quasi sempre negli Stati Uniti, backup dei nostri documenti in forma non crittografata, rendendoli di fatto disponibili a controlli governativi o di parti terze. Questi strumenti dimostrano di avere un basso livello di protezione della privacy, rendendo sconsigliato archiviare o condividere informazioni sensibili e documenti personali (dati bancari, documenti di identità, ecc).
Nel web esistono diverse alternative per aumentare la sicurezza e la privacy dei propri dati: da strumenti che permettono di crittografare i dati PRIMA dell’upload sui server, a programmi di archiviazione decentralizzati, in cui i file rimangono sul proprio computer e non sono condivisi con terze parti.
Ci limitiamo qui a segnalare una breve lista (assolutamente non esaustiva) di servizi che uniscono alla semplicità d’utilizzo una filosofia operativa che vede il web come un ambiente collaborativo, anonimo, libero e senza ingombranti intermediari. Per tornare a un concetto reale di condivisione, in senso cooperativo ed egualitario, senza cedere nulla in cambio – come invece pretende la struttura del web sharing proprietario, che dietro la gratuità apparente nasconde invece l’accumulazione di surplus comportamentale e informazioni riservate.
Le altre pillole:
0. La presentazione della campagna
1. Chat, video e streaming liberi
2. Educazione e didattica digitale
3. Film, documentari, intrattenimento