Servizi come quello offerto da Google Drive esprimono pienamente il modo di operare del “capitalismo della sorveglianza”: le grosse multinazionali offrono servizi gratuiti, facili da usare e che si integrano alla perfezione con altri delle stesse aziende o parti terze (si pensi a Drive, gmail, google maps, calendar). Il rovescio della medaglia di questa comodità è la cessione dei nostri dati personali, con evidenti ricadute sulla privacy.
Nel momento in cui inviamo file o documenti a Google la autorizziamo di fatto a modificarli, a riprodurli e crearne di nuovi a partire dai nostri, senza contare che Google può utilizzarli anche pubblicamente. Ovviamente l’azienda non farà mai nessuna di queste cose, perché non le interessa. Ci dice che queste clausole servono esclusivamente a migliorare e promuovere nuovi servizi del gruppo. Ciò che però le interessa, e che rappresenta il suo modello di business (e di controllo), è l’analisi dei dati contenuti nei nostri documenti (quello che scriviamo, quello che carichiamo sul cloud, i nostri appuntamenti) alla ricerca di informazioni attraverso potenti e raffinati algoritmi di calcolo per poter fornire pubblicità mirata e conoscere più dettagli sui propri utenti.
Il problema riguarda non solamente Google Drive, ma anche Gmail e tutti gli altri servizi del gruppo, oltre a tantissimi servizi privati di archiviazione e di lavoro in remoto. Questo infatti è il principale modello di business del capitalismo della sorveglianza: conoscenza=potere=controllo.
Oltre alla svendita e alla sottrazione illecita dei propri dati personali, che nell’economia digitale rappresentano la moderna manodopera e producono un valore, c’è un evidente problema di privacy, perché questi dati, così come sono liberamente trattati dalle aziende, potrebbero finire nelle mani di governi, polizia o altre organizzazioni.Dove possibile, è quindi importante cercare di organizzare il nostro lavoro e la nostra vita sociale su piattaforme collaborative, che non operino nessun tracciamento, nessuna pubblicità, nessuna profilazione e nessun data mining.
Le altre pillole:
0. La presentazione della campagna
1. Chat, video e streaming liberi
2. Educazione e didattica digitale
3. Film, documentari, intrattenimento