Scotch grosso trasparente, fil di ferro di quello piccolo (e super economico), cartone a nastro per irrigidire le caselle di ExpoPolis con cui allestire la critical bike. L’appuntamento è per le 14 a PianoTerra ma i preparativi fervono sin dalla mattina e a pranzo non ci facciamo mancare un “punto della situazione” con attivisti dei Comitati NoTav…basti sapere che prima di fine mese ci rivediamo in valle.
Lo scampanellio cresce mentre ultimiamo gli striscioni sotto lo sguardo incuriosito degli abitanti di via Confalonieri. Ci raggiungono in tanti, attivisti degli spazi sociali e non solo. Speakeraggio in stazione, qualche giro di rotonda per dare corpo alla pedalata e imparare a fare gruppo, a Sesto Rondò il gruppo s’ingrossa con Comitati e NoTem. Il tempo di appendere uno striscione sopra il cavalcavia dell’autostrada e siamo a Monza. Il rumore dell’elicottero dei carabinieri accompagna, minaccioso e impotente, il nostro ingresso in piazza Mazzini. Abbiamo giusto il tempo di ingrossare le fila della pedalata con l’ingresso dei ciclisti brianzoli prima di riprendere velocità per le vie del centro.
Il 7 luglio la Villa Reale diviene sede di rappresentanza di Expo 2015: l’evento matrice di debito, cemento, mafie e precarietà. Così si giustifica, al tempo della crisi, l’intreccio di autostrade, cantieri infiniti e privatizzazioni. La data, lo avevamo annunciato da settimane con il crescendo di iniziative in chiave #NoExpoDays, segna per i “No Expo” una scommessa verso la costruzione di un movimento di opposizione all’economia e alla logica dell’evento che drena 10 mld di risorse pubbliche per il rilancio della città vetrina globale.
Ci sono Napolitano e i sindaci passando per Letta e Barroso. Anzi Barroso tira il pacco e manda un videoclip, noi no, confermiamo tutto. La presenza dell’intera filiera della politica e della gestione dell’evento scatena la paranoia securitaria. Il dispositivo a protezione della kermesse è disumano, la questura stessa di Milano viene in parte esautorata fino a negare ogni ragionevole libertà di spostamento in città. Non c’è problema né stupore: confermiamo il presidio e arriveremo in corteo fin dove sarà possibile, ogni spazio ulteriore di movimento lo conquisteremo metro per metro a pedali.
Intesa San Paolo, Regione Lombardia, uffici e palazzi abbandonati dalle amministrazioni locali: ogni chilometro della pedalata è appuntato da un’azione, del colore a segnalare una nocività, striscioni issati dappertutto all’arrembaggio dell’architettura urbana e qualche rallentamento a significare il mutamento della città con la strategia della cantierizzazione…a tempo indeterminato. La piazza risponde con entusiasmo, la questura insegue in motocicletta. A metà pomeriggio il concentramento di Piazza Mazzini muta in corteo per le vie del centro e dalla pedalata principale un gruppo scompare agilmente per riapparire sul vialone di accesso principale alla Villa.
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Magia. Mentre corteo e critical bike distraggono il dispositivo, prendiamo velocità su Viale Cesare Battisti. Gli uomini in divisa, inizialmente attoniti in attesa di istruzioni, salgono sui mezzi e in coda al gruppo, saremo una quarantina di bici, si accendono indispettiti e imbarazzati i lampeggianti. Ad ogni incrocio superato cresce l’emozione collettiva mentre le auto in borghese entrano in ciclabile e sui marciapiedi per fermarci. All’ultimo semaforo gli uomini della digos sono piloni, noi centravanti di sfondamento. Con modi poco carini buttano giù a spallate un paio di persone e rompono una bici che s’incastra in un cespuglio. Il gruppo di ricompatta e loro sanno che è già tardi per fermarci.
In un minuto siamo all’ingresso della Villa. Mezzi, caschi e antisommossa sì, ma soprattutto tanta gente in attesa della parata istituzionale che ci osserva stranita e divertita dal fuoriprogramma. Seguono cori e interventi, riusciamo a tenere qualche minuto prima di ricongiungerci (a bassissima velocità) con il resto della piazza e tornare tutti insieme in corteo, in un gioco di sguardi, soddisfazione e relazioni rafforzate, verso il punto di partenza. Diverse persone, tra quelle accorse per salutare il presidente, finiscono per regalarci un applauso e qualche foto ricordo.
Una prova di forza sì ma niente affatto muscolare, una cartolina dal cuore della kermesse sì ma niente affatto mediatizzata, un cambio di passo sì ma di rilancio dell’Attitudine No Expo e non certo della governance dell’esposizione più sgangherata di sempre.
Chi ci ha creduto lo sa, è stata una splendida giornata.