👉 Il volantino che porteremo in corteo il 12.10
I luoghi di reclusione e restringimento della libertà hanno forme mutevoli, e nella Milano del 2019 si presentano con modalità a volte forti e oppressive, altre volte sottili e subdole, ma non meno violente. La manifestazione di sabato 12 ottobre contro i CPR è la risposta lucida e intelligente della Milano che si oppone ad un dispositivo che limita con la forza la libertà di donne e uomini che non hanno commesso alcun crimine, se non quello di esistere e di chiedere una vita differente. Per questo, solo per questo, sono condannati ad essere clandestini e per questo perseguiti. La logica securitaria malauguratamente non si ferma all’angusto ambito dei CPR. Straborda e invade la città intera.
Camminando per la città, osservando case, strade e persone, muovendoci con i mezzi pubblici o con le nostre biciclette, dobbiamo sapere che oggi stiamo attraversando una città in cui dei confini invisibili definiscono zone daspo e zone-non-daspo. Dovremo stare attenti perché nelle innumerevoli zone daspo la libertà di ciascuno sarà limitata, i comportamenti osservati, il disagio criminalizzato. Nelle zone Daspo la ribellione si fa sempre più urgente.
Il DASPO URBANO è un provvedimento contenuto nel Decreto Sicurezza che multa o allontana un individuo da alcune aree della città se il suo comportamento non è ritenuto decoroso o è classificato come pericoloso.
Il DASPO URBANO segmenta e cataloga i cittadini, accetta e include solo coloro che hanno comportamenti ordinati, precisi, puliti, e soprattutto che non si ubriacano, non sporcano per terra, non stazionano su una panchina, non fanno una grigliata nel parco, non chiedono l’elemosina per la via.
Il DASPO URBANO, introdotto dalla Giunta milanese questa estate, disegna una nuova geografia della scena urbana, e di conseguenza ridefinisce l’appartenenza delle persone ai diversi settori individuati.
Il DASPO URBANO parla ai residenti che si sentono in pericolo, inneggiando alla sicurezza, ma di fatto reifica una precisa scelta sociale, economica, antropologica.
Il DASPO URBANO è figlio legittimo dei Decreti Sicurezza emanati dai successivi governi a partire dal 2017 [Minniti e Salvini]. Non nasce da un’analisi della città, non propone soluzioni ai problemi che afferma di intercettare. Si tratta di una misura unicamente repressiva, finalizzata al controllo e al rafforzamento dei meccanismi di esclusione.
La Milano che vogliamo è per tutt* senza confini e senza zone daspo!