I timidi ed inutili cambiamenti al masterplan Farini dopo la fase delle osservazioni
l progetto per lo scalo Farini muove i primi passi, dopo l’assegnazione dello scorso aprile al team guidato da OMA, lo studio olandese fondato nel 1975 da Rem Koolhaas. Avevamo già provato a creare qualche interferenza all’interno di un processo su cui tutto sembrava già scritto, ed avevamo provato a partecipare al bando.
Dopo l’assegnazione, abbiamo modificato il render principale, svelando che gran parte del verde è il cimitero monumentale, che i palazzi non sono gialli azzurri o rosa, che il verde è una striscia quasi inutilizzabile.
Dopo la presentazione a Palazzo Marino, è iniziato (ed è subito finito) il percorso di consultazione pubblica sui contenuti del masterplan. Siamo di fronte, come previsto, ad uno squallido esempio di trasparenza e di apertura alla partecipazione: giovedì 9 maggio due ore per l’incontro con alcuni dei progettisti vincitori, il 10 maggio un incontro pubblico su San Cristoforo (l’unico, dato che di questo scalo, pure oggetto del bando, non importa a nessuno), giovedì 16 maggio (dalle 16 alle 18) uno sullo scalo Farini, per finire giovedì 23 e venerdì 24 maggio, dalle 9 alle 13, con le (mezze) giornate conclusive.
Il risultato, come c’era da aspettarsi, cambia di poco, allargando un poco gli attraversamenti e lasciando immutati aspetti sostanziali.
Un iter partecipativo privo di senso, di fatto impermeabile alla città, che ci fornisce solo conferme:
a) nessun ripensamento (ovviamente!) sulla natura pubblica delle aree
b) nessun cambiamento riguardo le quantità ed i volumi che dovranno essere edificati
c) conferma della vocazione prevalentemente privata dei nuovi edifici, e conferma del ruolo del social housing come strumento di selezione economica e sociale
d) il verde “sostenibile” rimane confinato nel “parco lineare”, modo elegante per non dire che sarà una sottile striscia di alberi, ai margini delle nuove edificazioni e delle nuove funzioni.
Ovviamente nella nuova versione aggiornata il cimitero Monumentale continua a far parte del verde dello scalo Farini, e i palazzi sono sempre, ostinatamente, gialli azzurri e rosa. Altri l’avevano già fatto notare, ora non rimane che raccogliere le conclusioni di un percorso ridicolo: la partecipazione in salsa ambrosiano-padana è una immensa finzione, giocata in giorni e orari inaccessibili (a meno di prendersi 4 o 5 giorni di ferie) e aperta solo su aspetti di dettaglio.
Alcuni ingenui ancora credono nel gioco del governo amico, senza vedere (o facendo finta di non accorgersi) che il sistema meneghino continua ad andare a braccetto con il grande capitale e con la peggior lega destrorsa. Non che fosse necessario, ma la vicenda dello scalo Farini è una prova in più che gli spazi della politica, della partecipazione, della difesa del pubblico e dei soggetti più deboli, esistono solo se qualcuno va a prenderseli, e se li guadagna, con ogni mezzo necessario.