La città ambigua: ospiti e temi

All’interno di Contesto Urbano, il pomeriggio sarà dedicato a una tavola rotonda attorno a caratteristiche salienti, conseguenze e possibili futuri scenari della città ambigua – come a tutti gli effetti si mostra il territorio metropolitano milanese, dove il capitalismo della sorveglianza e la società dello spettacolo si intrecciano dietro la retorica della “locomotiva economica nazionale” che assicura uno sviluppo-non-per-tutti.

Abbiamo invitato alcuni ospiti che, riprendendo anche le file di alcune loro riflessioni, si incontreranno con i lavori che avvieremo nei workshop della mattina. Qui di seguito riportiamo chi incontreremo e, con le loro parole, quali aspetti affronteremo insieme.

Luca Casarotti, Il decoro nella legge Minniti: analisi di una non definizione giuridica

Luca Casarotti è un giurista. Scrive di uso politico del diritto penale e di antifascismo su Giap e Jacobin Italia. È presidente del circolo ANPI «Onorina Pesce Brambilla» di Pavia. Fa parte del gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki. Ha una seconda identità di pianista e critico musicale. Su Twitter è @lucacasarotti.

Wolf Bukowski, Paura (in) metropolitana: retoriche della mobilità nella città neoliberale

Wolf Bukowski è guest blogger del sito dei Wu Ming, Giap, collabora con Internazionale ed è autore per Alegre di La danza delle mozzarelle (2015) e La santa crociata del porco (2017).

Perché sdraiarsi su una panchina sarebbe indecoroso e incivile? Perché una persona civilizzata non lo farebbe. Perché una persona civilizzata non lo farebbe? Perché è indecoroso e incivile. Tutte le apparenti spiegazioni si alimentano (e quindi si annullano) a vicenda, e il residuo che lasciano è solo la sagoma del noi che si arroga il diritto di scacciare loro, gli altri.

Lucia Tozzi, Rage agains the (greenwashing) machine: Milano è una bolla

Lucia Tozzi: studiosa di politiche urbane e giornalista. Editor cultura di Edizioni Zero, ha fatto parte delle redazioni di Abitare e Alfabeta2. Scrive su il manifesto, Gli Stati Generali, Lo stato della città e altri giornali. 

La retorica del Modello Milano avallata dalla servitù mediatica è tossica perché oscura questa relazione vampiresca. Roma, Napoli, Palermo o Torino, o i territori marginali del centro Italia o del meridione, non stanno peggio perché sono meno virtuosi o perché non hanno saputo applicare quel modello, ma perché non l’hanno combattuto. È arrivato il momento di farlo.

Dan, La trasparenza radicale si inurba: una contro-narrazione della smart-city

Dal manifesto del collettivo Unit: “Pensiamo che la tecnologia non sia neutra, che Internet possa diventare anche un formidabile strumento di oppressione, che l’informazione e il software debbano essere liberi, e che le conoscenze non siano merce, che il codice sia l’espressione poetica dei misconosciuti legislatori del mondo e che legale non significhi giusto”.

La parola ‘smart’ indica raccolta dati, nell’attuale modello economico basato sulla sorveglianza.  Se nella narrazione tecno-ottimista si parla di investimenti e innovazione, non è difficile vedere in azione una forma di governance attraverso il controllo, cheap e automatizzato, che potrebbe esacerbare il digital divide tra gli smart-citizen che hanno i soldi per i servizi e le vittime della ‘smartificazione’ prossima ventura.

Stefania Milan, Il “futuro presente” della città tecnologicizzata

La sua presentazione si concentrerà sul “futuro presente” della città tecnologica, parlando del riconoscimento facciale, 5G, presentando diversi esempi della smart city e di come si relazionano con la libertà individuale e collettiva.

Stefania è una ricercatrice, docente e attivista, interessata all’interazione tra tecnologie e società, e in particolare alle possibilità di auto-organizzazione, emancipazione e autonomia intrinseche nella tecnologia digitale. È professore associato di New Media e Digital Culture presso l’Università di Amsterdam, dove guida i progetti di ricerca DATACTIVE (data-activism.net) e Algorithms Exposed (ALEX, algorithms.exposed), entrambi finanziati dal Consiglio Europeo della Ricerca. Stefania è autrice di “I movimenti sociali e le loro tecnologie: Wiring Social Change” (2013, 2016). Recentemente ha cominciato a studiare lo sport popolare come diritto alla città. È inoltre un’appassionata ciclista e pugile. 

Simone Pieranni, Social score e capitalismo della sorveglianza

Simone Pieranni, laureato in Scienze Politiche, nel 2009 ha fondato China Files, agenzia editoriale con sede a Pechino che collabora con media italiani con reportage e articoli sulla Cina. Dal 2006 al 2014 ha vissuto in Cina, scrivendo per media italiani e internazionali. Dal 2014 lavora alla redazione esteri del Manifesto. Assieme a Giada Messetti, è autore del podcast sulla Cina Risciò, prodotto da Piano P. È autore di Brand Tibet (Derive Approdi, 2010), Cina Globale (Manifestolibri, 2017), del romanzo Genova Macaia (Laterza, 2017) e di Red Mirror, il nostro futuro si scrive in Cina (Laterza, 2020).