Un crudo elenco, accompagnato da marcetta funebre, di dati dei valori immobiliari a Milano a inizio 2021: il calo degli affitti di alcune aree (-15/20%), l’aumento di disponibilità di alloggi in città (+231%), i prezzi di vendita al mq praticamente rimasti bloccati, la concentrazione della proprietà immobiliare – il 59% della è nelle mani del 20% di famiglie più abbienti. E poi la crisi abitativa ed ecologica, acuita da consumo di suolo e aumento densità di edificazione, su cui davvero Milano non si ferma. Giunti al secondo anno di crisi pandemica possiamo affermare che il potere del mattone nel capoluogo lombardo sembra essere più forte della crisi economica e sociale causata dal Covid-19.
Ma è sempre lo stesso mattone di sempre, il “bene-rifugio” degli italiani “popolo di proprietari” sognato dalla Democrazia Cristiana nel dopoguerra? Non proprio: una tendenza che il Covid-19 non ha scoperto ma ha sicuramente accelerato (e che accomuna le dinamiche visibili sia nel mercato residenziale che in quello uffici che commerciale) è il processo di finanziarizzazione immobiliare. Negli ultimi anni gli studi hanno messo in luce come il meglio noto processo di gentrificazione faccia parte di un fenomeno più ampio che ha preso il nome di “finanziarizzazione”, ovvero una serie di meccanismi molto complessi e invisibili che stanno trasformando sempre più la casa e non solo in un bene di investimento a lungo termine. Con la liberalizzazione del credito e la deregulation urbanistica, hanno fatto la loro comparsa sempre più prepotentemente le grandi società immobiliari di investimenti: soggetti dalle capacità quasi illimitate, che possono cimentarsi in grandi progetti di trasformazione e soprattutto capaci di agire su orizzonti temporali lunghi. Le aree e i diritti edificatori, il costruito o anche solo i rendering a promessa di ciò che sarà realizzato, funzionando come volano di ulteriori investimenti e hanno un impatto nella crescita senza sosta del valore anche della casa.
Dalla Milano di Cabassi e Ligresti a quella di Hines e Coima, dal caso Porta Nuova agli scenari del dopo-Covid: bevenut_ alla prima parte della nuova puntata di Fuori Fase (la seconda in uscita settimana prossima).
Le musiche sono di Le Gros Ballon e il podcast è realizzato dal collettivo politico Offtopic. Si ringraziano Stefano Portelli, ricercatore associato all’Università di Leicester e Francesco Floris, giornalista.