Lo scorso mese di marzo, con il propagarsi dell’epidemia sono scoppiate un po’ ovunque le proteste nelle carceri italiane, compresi quelle di Opera e San Vittore a Milano. L’improvvisa pandemia ha reso ancora più critiche le condizioni di degrado e sovraffollamento in cui sono costretti a vivere i detenuti, ulteriormente aggravate dall’assenza di dispositivi e misure di prevenzione alla diffusione del contagio.
Le proteste hanno ottenuto grande risalto sui principali mezzi di informazione del paese, ma il problema è sparito in fretta dall’agenda mediatica – con ancora da spiegare il conto di 14 morti tra i detenuti su cui nessuno sembra intenzionato a darci delle spiegazioni, a cominciare al Guardasigilli M5S Bonafede. Anche noi ce ne siamo occupati, nel nostro lavoro di controinformazione durante la quarantena, in solidarietà e sostegno alla rivolta carceraria, uno dei gesti umani e politici più significativi di questi mesi di emergenza: anche per questo ora crediamo sia ancora più importante rompere il silenzio e l’amnesia a breve termine di questo nostro paese che sembra ormai proiettato unicamente a godersi la ritrovata normalità post-Covid.
In questa terza puntata di Fuori Fase abbiamo fatto il punto della situazione con un operatore che lavora nelle carceri milanesi e un collaboratore della redazione di Napoli Monitor. A questo link si trovano gli estratti di alcune interviste realizzate a cinque donne, familiari dei detenuti del carcere di Opera. Il numero #4 de Lo stato delle città contiene l’articolo di Riccardo Rosa Due mesi di emergenza nelle prigioni italiane.
Buon ascolto – e buona lotta.