Un altro importante capitolo relativo alla drammatica gestione dell’epidemia in Italia e Lombardia riguarda proprio il suo legame con la dimensione del lavoro e della produzione. Il lavoro – genericamente inteso – è stato fin da subito dell’emergenza al centro del dibattito: già nelle due settimane di lockdown regionale, tra il 24 febbraio e il 9 marzo, e poi nei mesi di quarantena, la pressione dei datori di lavoro e relative rappresentanze di categoria è stata molto forte per ridurre il più possibile la chiusura delle attività e limitare al massimo i controlli sulle aziende.
E parlare di lavoratrici e lavoratori ci porta inevitabilmente anche a trattare di due temi connessi: la mobilità territoriale – come è stata organizzata durante la Fase 1 e i bisogni a cui risponde la sua riapertura dal 4 maggio – e la questione sanitaria di prossimità, sui luoghi di lavoro e nei territori. Un’epidemia intesa come fenomeno sociale ha diverse con-cause e veicoli di accelerazione o decrescita: gli assembramenti e la mobilità lavorativa, il riconoscimento del rischio di infezione sul posto di lavoro con conseguente monitoraggio domestico, sono tra questi.
Il secondo contributo per Fuori Fase è realizzato attraverso il dialogo con il Massimo Alberti (giornalista di Radio Popolare), gli attivisti e le attività del comitato ATM Pubblica e Marco Caldiroli (presidente di Medicina Democratica). Trovate il contributo di ciascuno suddiviso per domande.
Buon ascolto – e buona lotta.
MASSIMO ALBERTI – COVID E LAVORO
- Lungo i due mesi di emergenza sono usciti diversi paper e ricerche scientifiche (Spread and dynamics of the COVID-19 epidemic in Italy: effects of emergency containment measures curato da ricercatori di diverse università italiane; la ricerca l’Observatoire du Covid19 della rivista online Le Grand Continent; il paper dell’INPS Attività essenziali, lockdown e contenimento dell’epidemia da Covid-19; non ultimo il rapporto dell’ATS sulla mappa del contagio in Lombardia) che hanno suggerito una correlazione tra continuità produttiva, mobilità lavorativa e contagio. Ci puoi ricostruire, da #milanononsiferma e #bergamoisrunning, fino a oggi, quali sono state le posizioni delle amministrazioni locali e regionale, riguardo invece interruzione, aperture e riprese del mondo aziendale e industriale?
- Sul lato delle aziende invece quanto si è realmente fermato dei settori definiti “non essenziali” e per quanto tempo? Cosa è cambiato dopo l’accordo con i sindacati del 25 marzo? Il sistema dei codici ATECO permetteva davvero di distinguere tra essenziale e non essenziale?
- L’INAIL ha aggiornato al 4 maggio il rapporto su contagi e decessi denunciati sui luoghi di lavoro. Che cosa dice e soprattutto che cosa non dice la situazione che fotografa?
- Tra il 4 e il 18 maggio chi è tornato al lavoro nella città metropolitana di Milano e nelle zone focolaio di Bergamo, Bresciano e del Lodigiano, che situazione ha trovato a livello di sicurezza – sia sul luogo di lavoro che sull’organizzazione della mobilità? Cosa secondo te è necessario fare per tutelare i lavoratori e con loro il resto della popolazione?
ATM PUBBLICA – IL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE DURANTE E DOPO IL LOCKDOWN
- Mobilità e Covid: ci potete riassumere come è stato organizzato il trasporto pubblico locale e per i pendolari dal 24 febbraio fino al 4 maggio? Quanti passeggeri ha ospitato in media e chi erano soprattutto (lavoratori, cittadini..)? Per le persone “costrette” al lavoro sono state garantite le misure di sicurezza?
- Secondo un rapporto dell’Imperial College del 4 maggio, intitolato Uso della mobilità per stimare l’intensità di trasmissione del Covid-19 in Italia, ha stimato tre scenari per le prossime 8 settimane, ipotizzando un ritorno al 20% o al 40% dei livelli di mobilità pre-quarantena in assenza di altre misure per il contenimento dei contagi (tracciamento, test e isolamento dei casi confermati). Si tratta di proiezioni dichiaratamente pessimistiche: anche con un ritorno al 20% della mobilità la seconda ondata “potrebbe causare un aumento dei decessi molto maggiore”. La riorganizzazione del TPL per la “fase 2” guarda agli interessi delle aziende (e della politica sponsorizzata da Beppe Sala sul ritorno al lavoro) o risponde alle necessarie misure di profilassi sociale?
- Nella Città metropolitana di Milano che modello di mobilità complessiva (tpl, auto, mobilità dolce) si sta affermando dopo l’emergenza Covid-19?
- In che modo invece si dovrebbe coniugare il diritto alla mobilità in un possibile contesto di epidemia?
MARCO CALDIROLI – MEDICINA DEL LAVORO E SANITA’ TERRITORIALE IN EPIDEMIA
- Confindustria ha recentemente polemizzato sul fatto che il contagio sul luogo di lavoro sia considerato un “infortunio”, secondo quanto anche riportato nell’ultimo rapporto INAIL. Secondo la Medicina del lavoro si può invece affermare il contrario?
- Il rapporto INAIL dice molto, ma non dice tutto: notiamo infatti che, anche a giudicare dalla fotografia condivisa, sono presenti in larga parte le categorie maggiormente esposte (personale sanitario ad esempio) o le grandi concentrazioni di lavoratori, ma ne mancano molte altre. C’è un tema di “sommerso” anche rispetto al contagio sul luogo di lavoro?
- L’emergenza ha dimostrato tutta la fragilità della sanità lombarda: come è stata la situazione a livello di sanità territoriale di prossimità? Cosa dovrebbero fare Regione e Città Metropolitana di Milano per potenziare il supporto domiciliare e l’emersione del sommerso?
- I medici dell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, nelle settimane della piena emergenza, hanno lanciato l’appello per un cambio di paradigma nella gestione della sanità pubblica: da un approccio patient-centered care (un approccio per cui le decisioni cliniche sono guidate dai bisogni, dalle preferenze e dai valori del paziente, ndt) a un altro community-centered care: condividi questo punto di vista? Cosa può significare a livello di riforma sanitaria?