Il partecipato corteo NoTem di domenica a Melzo, ha concluso – temporaneamente – l’esperienza del Climate Camp 2012 – Uscire da Expo/Fermare la TEM, tre giorni di dibattiti, azione e costruzione di un’alternativa radicale a un modello di sviluppo insostenibile a livello ambientale, economico, finanziario e sociale.
Ieri il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha comunicato, in sostanza, l’inconsistenza di Expo2015, rimettendo a Monti la carica di commissario straordinario e sancendo, di fatto, il fallimento dell’operazione, disvelando quel bluff che denunciamo da anni. Nello stesso tempo, in modo paradossale, si persiste nell’errore di cercare nel grande evento la soluzione alla crisi radicale che stiamo attraversando, come unico dispositivo in grado di mobilitare risorse sociali e allo stesso tempo del tutto indifferente al modello di territorio, di produzione, di relazioni sociali che il grande evento contribuisce a perpetuare, fatti salvi i pochi interventi di pura cosmesi.
Contro lo spreco infinito di risorse che approfondisce la spirale del debito, per liberare la volontà di trasformazione di mille movimenti il prossimo passo è uscire da Expo –che sia pagando la penale oppure rifiutandosi di farlo. Lasciamoci alle spalle un’esperienza partita come copertura del saccheggio del territorio e delle risorse pubbliche, scassata dalla feroce competizione tra i pescecani, perpetuata contro ogni evidenza dalla disperazione di chi non sa proporre uno sbocco alla crisi radicalmente alternativo, prodotto del protagonismo sociale. Le organizzazioni mafiose saranno probabilmente le più deluse rispetto a quest’uscita. E’ degna di nota la sproporzione tra il loro fitto tessuto di relazioni economiche e l’improvvisazione dei dispositivi di controllo, iscritti in un tessuto istituzionale sfasciato dal predominio d’interessi privati, che ha corroso ogni senso del pubblico, dominato da logiche collusive e dalla miope difesa di rendite di posizione politiche orami giunte al capolinea.
Infine con l’uscita da Expo2015 cade anche una delle principali motivazioni utilizzata dai cementificatori per giustificare la TEM, assieme al delirante progetto da 20 miliardi che ara la regione riempiendola di nuove inutili autostrade. Fermare la TEM è possibile e sempre più necessario, per porre fine alle violenze sul territorio finanziate con i soldi pubblici e delle famiglie, tramite la Cassa Depositi e Prestiti. Che fare per ribaltare quella logica dei grandi eventi e delle grandi opere che ha messo in ginocchio questo paese e in particolare ha risucchiato risorse all’intero distretto produttivo lombardo, sia agricolo sia industriale, per lasciare spazio a proposte vaghe e a brevissimo termine?
Il Climate Camp ancora una volta ha affiancato alla giusta opposizione sociale a TEM ed Expo e al lavoro di svelamento del bluff, giocato da chi cavalca queste due “occasioni” per riprodurre profitti, la necessità di costruire una prospettiva differente, giocata sul rispetto dell’ambiente, su processi organizzativi orizzontali, sull’innescare meccanismi di condivisione e d’incontro di culture, saperi.
Domenica il “Climate Camp 2012 – Uscire da Expo/Fermare la TEM” ha lasciato i terreni del presidio permanente Martesana, ma continua la sua opera di opposizione a Expo e alla TEM. Nella notte il presidio è stato vittima d’intimidazioni a nostro parere collegate al riuscito corteo di giornata. Ieri hanno fintamente inaugurato un cantiere fasullo, chiusi dentro Palazzo Isimbardi e trincerati dietro cordoni di agenti in tenuta antisommossa, tutti uniti nel patto del cemento Passera, Formigoni, Podestà, Cmc, Banca Intesa, Impregilo. Ma l’azione climatica continua nel solco della lotta alle grandi opere col grido “de chi se pasa no!“