Il nostro ricordo nelle parole di Askapen
Eddy Salzano se n’è andato. Dopo decenni di lotta in prima linea contro il malgoverno della città e dopo l’impegno di una vita contro un’idea di urbanistica governata da palazzinari e speculatori, forse Eddy non ha più retto alla nuova versione green e fashion del “fare città”, abbracciata proprio dai sedicenti eredi della sua amata sinistra.
Edoardo Salzano verrà ricordato per tante cose, dal suo lavoro di urbanista, al suo impegno di docente allo IUAV, ma, soprattutto da Milano, lo pensiamo con indomito affetto per un paio questioni fondamentali. La prima è la battaglia contro la legge Lupi, del 2005. La mobilitazione sostenuta e resa forte dalla autorevolezza di Eddy e di tanti che che con lui si sono attivati, creò un vasto movimento capace di fermare una proposta di legge disastrosa, sbagliata e che avrebbe definitivamente sancito la privatizzazione dell’urbanistica. La seconda è la sua creatura, Eddyburg. Un sito ormai fondamentale per tutti coloro che si occupano di città e territorio, di architettura ed urbanistica; un luogo anche fisico (come dimenticare le scuole di Eddyburg) che ha reso possibile una riflessione ben al di là dei contenuti specialistici, diventando un vero e proprio riferimento politico, forte di una radicalità scientifica e di una passione libera e preziosa.
Nell’ottobre 2015, a Venezia, a tavola insieme a Vezio de Lucia, mi chiese chi sarebbe stato il prossimo sindaco di Milano. Ricordo l’espressione sconcertata quando gli risposi che molto probabilmente sarebbe stato Beppe Sala. Eddy fino alla fine ci è stato molto vicino, con lui abbiamo condiviso l’opposizione alla città di Expo, degli eventi, del lusso e della turistificazione. L’eredità di Edoardo Salzano è nelle nostre mani, nelle mani di tutti coloro che si occupano di urbanistica cercando di rompere i vincoli della rendita e del capitale, nelle mani di quelli che lottano per una città sempre più libera e di tutti.
Ciao Eddy.