SCALO FARINI: “Off Topic” entra a sorpresa nella partita per la definizione del Masterplan
Si chiama Milano 2030 la vision che accompagna il nuovo Piano di Governo del Territorio del Comune di Milano. Presentato dall’assessore all’urbanistica Pierfrancesco Maran prima dell’estate, approvato dalla Giunta nei giorni scorsi, il nuovo PGT sta entrando ora nella fase decisiva dell’iter amministrativo che dovrebbe terminare a inizio 2019.
In linea con il mood prevalente da quando Beppe Sala è Sindaco di Milano, e nel solco del PGT vigente (frutto avvelenato delle giunte Moratti e Pisapia), il nuovo strumento urbanistico conferma una tendenza nociva per quanti abitano le periferie e attraversano la città per studio e lavoro, mentre coccola gli appetiti della brandizzazione a uso turistico. In questo solco leggiamo la candidatura ad ospitare le Olimpiadi invernali del 2026 e la dipartita della città pubblica. Leggi tutto “Milano 2030 NON è la nostra città.”
Lo scorso 17 ottobre siamo stati ospiti di una giornata dedicata al Diritto alla Città. Il nostro contributo (qui in originale) sarà pubblicato nel catalogo del mese del MACRO.
—
Il primo elemento d’interesse del Diritto alla città è legato all’opportunità, che questa chiave interpretativa del fatto urbano offre, di chiarire un equivoco senza tempo: gli attivisti, i gruppi, le coalizioni sociali che si battono nell’arena cittadina non hanno velleità di muovere “contro” la città, piuttosto dentro un perimetro definito da densità di azioni, relazioni e contraddizioni. Dunque all’interno di questa cornice teorica anche la lotta politica, nel suo riconoscere la presenza di vita all’ombra di architetture e sottoservizi, assume il valore di una dichiarazione d’affetto per quegli spazi che, attraverso la produzione di vita e l’esercizio della prossimità, assumono il tenore di luoghi.
Il testo che abbiamo scritto contro lo sgombero di Macao. Letto a Milano, fuori da Palazzo Marino, in occasione del presidio dello scorso 5 ottobre.
Il fondo Comune di Milano I, destinato agli investitori istituzionali, è stato costituito nel 2008 e ha in portafoglio asset per 194 milioni di euro. Il fondo Comune di Milano II è stato invece lanciato nel 2010 e ha un valore di 123 milioni di di euro. Il comparto include 61 asset, con un’occupancy rate del 26%.
Bello questo concetto. Di base l’occupancy rate è il tasso di utilizzo (formale e non) di spazi, sul totale del pacchetto in dismissione. A me piace immaginarlo più come la riottosità di un territorio inselvatichito ad essere occupato da un nuovo feudatario. La città, fatevene una ragione, non è fatta solo di vuoti e di pieni, di giustizieri e mascalzoni, di guardie (a difesa della proprietà) e di ladri. Mentre la città esclusiva è per definizione escludente, la città che conosciamo e attraversiamo vive di zone di confine: margini geografici e “posture sociali” irriducibili ai concetti di decoro, legalità, giustizia…alla vostra stessa idea di bellezza.
Il prossimo 4 ottobre il CONO di Torino sarà nostro ospite al Piano Terra di Milano per fare il punto su tutti i nodi critici della candidatura ai giochi olimpici 2026. Segue un riepilogo.
Settimana scorsa il Coni ha presentato al Comitato Olimpico Internazionale la candidatura Lombardo-Veneta (Milano e Cortina) per le Olmpiadi Invernali 2026. Dopo mesi di liti e veti incrociati tra le varie anime del Partito Unico Olimpico (più per guadagnarsi leadership, governance e la fetta più grande del Business, che per dissidi nel merito) è saltata la candidatura trina Milano-Torino-Cortina e il governo si è fatto da parte. Anche se la partita non sembra ancora chiusa perché il M5S sta di nuovo cercando di tirare in ballo Torino prima che il CIO si riunisca il 10 ottobre a Buenos Aires per vagliare le candidature ricevute.
Poteva prevalere il buon senso, ma appetiti e protagonismo di Sala, Fontana e Zaia (inedito feeling Pd-Lega) hanno avuto la meglio. Leggi tutto “Olimpiadi invernali: cosa succede adesso?”