Prepararsi alle Olimpiadi 2026 in tempi di pandemia: sacrificare la salute pubblica per il grande evento

Con il suo ultimo atto, il Governo Conte varando il Decreto CONI ha salvato sicuramente la faccia nei confronti del CIO e del mondo sportivo nazionale, ma ha soprattutto garantito al Comitato Organizzatore e alla Fondazione Milano-Cortina i 500 milioni di finanziamento del CIO per la realizzazione dei giochi olimpici invernali del 2026. 

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La città del dopo-colera: resistere un minuto in più della bolla

Sei mesi fa, quando l’emergenza epidemiologica scoppiava in tutta la sua violenza; quando il lockdown e lo stato d’emergenza venivano imposti nel nuovo patto sociale della pandemia; quando si iniziavano a vedere i primi, possibili effetti sulla città e sulla normalità, e noi, la nostra parte – ma non solo: è stato tutto il tessuto vivo delle comunità di quartiere a rispondere -, presa inizialmente alla sprovvista da una situazione inedita rispondeva con il mutuo soccorso delle Brigate e con tentativi di analisi utili al dopo, ci interrogavamo proprio sul diritto alla città ai tempi del colera. Il pezzo che pubblicammo si chiudeva con la riflessione portata avanti da Franco Fortini sul significato sociale della peste di Manzoni: 

la rivoluzione, ma non quella robespierriana con la sua fede nella perfettibilità indefinita dell’uomo, bensì quella della rivolta agraria, di tradizione secolare, quella che deve divellere le pietre di confine della proprietà. La traduzione in italiano della rivoluzione francese appariva innanzitutto … la rivoluzione sociale, dunque della guerra civile: il disordine supremo.

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Diritto all’abitare e rendite immobiliari nella crisi Covid-19

L’emergenza generata dalla pandemia e l’inevitabile crisi economica che nei prossimi mesi colpirà il Paese, hanno posto al centro del dibattito pubblico la questione del reddito. Il lockdown ha lasciato a casa milioni di lavoratori fra cui molti precari, P.iva, finti lavoratori autonomi; per molti è scattata una riduzione dei redditi, ora garantiti da cassa integrazione o altre forme di contratti di solidarietà; migliaia di microimprese artigianali e commerciali sono ferme da settimane, alcuni hanno ricevuto il sostegno di quarantena mentre altri non hanno ricevuto alcunché. Tra Decreto Cura Italia e altri provvedimenti adottati o in discussione per la prevista “fase2”, nell’attesa di capire su scala europea quali risorse verranno messe a disposizione e a che costo, Governo ed Enti Locali hanno posto massima attenzione al problema della liquidità in direzione delle imprese e, solo in seconda battuta, la questione reddito dei lavoratori, sgravati dai bilanci aziendali grazie al ricorso della cassa integrazione oppure abbandonati ai loro amari destini. A pagare saranno e sono in primis i lavoratori meno tutelati, un’ampia fascia di soggetti deboli che hanno già iniziato a pagare i costi di questa emergenza. Anche per i “più tutelati”, l’epidemia rischia di riservare sorprese se, come gli indicatori sembrano prevedere, la crisi economica dei prossimi mesi “picchierà duro”, con forti ricadute su Pil, salari e tasso di occupazione. Questa situazione, in un Paese come l’Italia, con un sistema di ammortizzatori sociali insufficienti e non universali, è inevitabile fonte di ulteriore divaricazione economica e crescita delle disuguaglianze sociali. La crisi colpirà di più coloro che lavorano in quei settori dove più prolungate saranno le misure preventive e di distanziamento sociale (per esempio chi lavora nei settori dello spettacolo, della cultura, degli eventi, soprattutto a Milano), ma anche chi ha forme di contratto e rapporti di lavoro più deboli. Il reddito da lavoro, allo stato attuale delle misure di welfare esistenti, diventa in sostanza sacrificabile nell’emergenza e con esso i diritti di migliaia di persone.

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Sbatti il CAAB in prima pagina

Appunti a cura del Lab. Off Topic sul fuoco incrociato ai danni di chi lotta, di chi occupa, di chi abita.

L’alba di mercoledì 29 ottobre ha salutato 5 attiviste/i del Comitato Autonomo Abitanti Barona con perquisizioni a diverse abitazioni e la notifica di 5 misure cautelari. L’indagine della questura di Milano, nata da una fantasiosa querela di parte, affresca un quadro osceno del collettivo che, nella periferia sud di Milano, da anni lotta per il diritto alla casa e ad una vita degna. Una manciata di ore dopo l’avvio dell’operazione repressiva, solo la gravità dei reati contestati supera il tono grottesco con cui la stampa fa eco alla questura. 

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Appunti No Tav

No Tav: che cos’è un movimento popolare

Dal Primo Maggio torinese alla marcia popolare del 27 luglio, passando per campeggio studentesco, Alta Felicità e passeggiate notturne, il movimento No Tav è tornato a crescere a riaffermare sempre più la sua centralità come fronte più caldo dell’opposizione al governo di Matteo Salvini.

L’attuale fase di lotta è caratterizzata dalla presenza al governo dell’unico “partito amico” mai avuto nella storia politica recente. I 5 Stelle hanno costruito parte della propria identità e del proprio consenso elettorale proprio nella contrarietà ad alcune opere che consideravano, un tempo, inutili e dannose, in affinità con il sentire popolare: ma esattamente come successo in altri casi di voltafaccia davanti a movimenti territoriali e vertenze di lungo corso – pensiamo ai No Tap a Melendugno e alla vicenda dell’ILVA a Taranto – è proprio la loro irriducibilità ai grillini che ne rende centrale il ruolo nell’opposizione e nella prossima caduta di questo governo di miserabili. Merito di questi movimenti e in particolare, per la sua ampiezza, del movimento No Tav, è stato di far esplodere le contraddizioni interne ai loro principali sponsor politici più che di promuoverli in politiche nazionaliste e razziste, come invece sostengono i detrattori.

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