La nostro vita non è un gioco: appello nazionale alla mobilitazione diffusa contro le Olimpiadi Invernali 2026

Come anticipato nell’appello regionale, pubblichiamo di seguito quello nazionale sempre redatto dal CIO – Comitato Insostenibili Olimpiadi, rivolto a tutte le realtà che vivono e lottano nei territori direttamente interessati dalle devastazioni e infrastrutture in vista dei Giochi Olimpici Invernali del 2026 per organizzare iniziative e mobilitazioni diffuse nella settimana del 6 febbraio 2024, a due anni dall’inaugurazione del grande evento.

Le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, paradossalmente, stanno facendo acqua da tutte le parti. Lungo e per certi versi inutile sarebbe la lista degli sfregi, degli errori e delle meschinità che, nascondendosi dietro le solite bugie – sostenibilità, green, opportunità, lavoro  – stanno portando le nostre Regioni verso l’ennesimo fallimento da ogni punto di vista.

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La nostra vita non è un gioco. Per il diritto all’abitare la città oltre le Olimpiadi invernali 2026

Da diversi mesi si è costituito il CIO – Comitato Insostenibili Olimpiadi, animato anche da Off Topic. Pubblichiamo l’appello per una mobilitazione regionale a Milano, il prossimo 10 febbraio 2024, nella cornice di azioni e iniziative diffuse sui territori da svolgersi nella settimana in cui cadono i due anni dall’avvio delle Olimpiadi Invernali del 2026. All’interno, l’invito a una assemblea nazionale per sabato 20 gennaio dalle ore 15 a Piano Terra (via F. Confalonieri 3, Milano).

Il 6 febbraio 2026 prenderanno il via i Giochi Invernali Milano-Cortina 2026, un grande evento che coinvolge tutto l’arco alpino,  valicando i confini delle Regioni Lombardia e Veneto direttamente coinvolte, estendendosi anche alcune località in Trentino-Alto Adige (ma ci sono anche improbabili ipotesi di recupero degli impianti olimpici piemontesi del 2006 e di spostamenti in località di lusso come Saint Moritz in Svizzera) scendendo giù fino a Milano. In tutti i territori e località coinvolti è già evidente e in atto un impatto negativo in termini sociali e ambientali.

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La sciagura olimpica si rivela: extra-costi pubblici ed extra-profitti privati

Le notizie milanesi di ieri – +40% in più di costi per il PalaItalia a Santa Giulia, costi lievitati e dubbi sui tempi per la ristrutturazione del Palasharp – sono solo le ultime in termini di tempo riferite a impianti, opere e infrastrutture previste per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 dove si annunciano costi lievitati dal 30% al 50%, ritardi sui tempi, necessità di procedere con dispositivi d’emergenza. Dalla pista di bob a Cortina alle infrastrutture viabilistiche in Lombardia e Veneto, passando per il Villaggio Olimpico di Milano, l’elenco potrebbe essere lungo e fornire dati preoccupanti rispetto ai costi effettivi del grande evento.

Parliamo tra tutto di oltre 10-12 miliardi di opere a vario titolo necessarie o connesse ai Giochi invernali. E a questo proposito dobbiamo sempre tenere presente un altro elemento: nella suddivisione delle opere olimpiche incluse nel Piano nazionale degli interventi approvato dalla presidenza del Consiglio il 26 settembre 2022, le opere definite “essenziali-indifferibili” (cioè con consegna inderogabile entro dicembre 2025) riguardano meno del 13% del budget complessivo, mentre quelle “essenziali”, che pesano per oltre l’87% dell’ammontare, potranno essere realizzate anche solo per “stralci funzionali” – quindi la loro consegna reale si effettuerà a Olimpiadi concluse, rivelando la funzione di volano che anche questo Grande Evento svolge nel nostro modello nazionale di capitalismo predatorio.

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Case, tende e fondi speculativi

Lo abbiamo già accennato e lo ribadiamo: l’improvvisa attenzione di media e Istituzioni per la questione affitti è probabilmente dovuta alla crisi (irreversibile? Ce lo auguriamo) che sta attraversando il tradizionale mercato dei mutui e quindi una politica abitativa fondata sulla casa di proprietà e sulla mano invisibile del mercato. Se a livello europeo in Italia il potere d’acquisto è crollato molto più che altrove dal 1990 a oggi, mentre il prezzo dei mutui è aumentato nell’ultimo anno del 25/30% significa che la proprietà è di fatto inaccessibile, mentre la dinamica degli affitti – sia di mercato che nel patrimonio ERP – gioca al rialzo, seguendo e alimentando le dinamiche imposte dai grandi player immobiliari della turistificazione e finanziarizzazione delle città.

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Diritto alla casa: attenzione alle sirene della – tiepida – regolamentazione dall’alto

Viviamo uno strano periodo. Il governo Meloni dimostra con arroganza tutto il suo carattere di neoliberismo autoritario a tutela solo degli interessi proprietari e benestanti, mentre in quel vasto e sempre più compresso spazio politico di centro(-sinistra), che lambisce ormai settori potenzialmente “progressisti” della società civile e dell’opinione pubblica, ci si pone per la prima volta la questione di una potenziale regolamentazione della ormai sempre più calda questione abitativa. Possiamo ipotizzare che questa improvvisa attenzione, dopo anni di smantellamento del diritto all’abitare sostenuto anche dalle coalizioni nazionali e dalle amministrazione a guida PD, non sia causata da una nuova sensibilità politica alla questione sociale da parte di personaggi come Nardella o Maran – né tantomeno da quell’ ”effetto Schlein” che a noi, dal nostro osservatorio milanese, ricorda invece qualcosa di già visto ma proiettato a livello nazionale, la fu “rivoluzione arancione” di Giuliano Pisapia che come ben sappiamo consolidò processi di esclusione sociale e speculazione dietro una macchina del consenso dalla retorica progressista.

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