WeTransfer, Google Drive, DropBox, Hightail: questi servizi commerciali attraverso i quali milioni di persone condividono materiali di lavoro o file personali ogni giorno hanno accesso diretto ai contenuti che ci inviamo e scambiamo. Come proteggerci da cattura ed esproprio e tornare a un concetto reale di condivisione?
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Servizi come quello offerto da Google Drive esprimono pienamente il modo di operare del “capitalismo della sorveglianza”: le grosse multinazionali offrono servizi gratuiti, facili da usare e che si integrano alla perfezione con altri delle stesse aziende o parti terze (si pensi a Drive, gmail, google maps, calendar). Il rovescio della medaglia di questa comodità è la cessione dei nostri dati personali, con evidenti ricadute sulla privacy.
Non lasciamoci disassembrare/3: film, documentari, intrattenimento
Dentro le grandi piattaforme di intrattenimento (Netflix, Amazon Prime e da poco anche Disney +) batte un cuore di big data in grado di profilare non solo i nostri gusti, ma anche di avere un’idea sempre più chiara di chi siamo, di cosa ci piace, di quali sono le nostre idee e le nostre abitudini. Intrattenimento in cambio di informazioni: dietro questo scambio apparentemente innocuo si nasconde il solito evidente problema della tutela non solo della privacy ma della libertà di decisione e azione nell’economia digitale.
Leggi tutto “Non lasciamoci disassembrare/3: film, documentari, intrattenimento”Non lasciamoci disassembrare/2: educazione e didattica digitale
La popolazione scolastica in età dell’obbligo in Italia è di circa 9 milioni di minori, costretta a casa sicuramente fino a maggio e probabilmente fino a settembre, a causa delle misure precauzionali per emergenza #Covid19. Con la prospettiva di prolungamento della sospensione, Istituti scolastici e Ministero dell’Istruzione hanno iniziato a porsi la questione della continuità didattica e relazionale dei minori.
Senza tener conto della ancora profonda disuguaglianza di accesso a internet e a computer o dispositivi che permettono la fruizione delle piattaforme digitali con cui le scuole vorrebbero far fronte alla didattica a distanza (a Milano il 79% degli abitanti è coperto da banda larga, mentre la media in Lombardia è inferiore al 50%, in Italia ancora inferiore), la crisi offre una occasione di estensione del business e di estrazione di dati ai grandi protagonisti del capitalismo della sorveglianza, che hanno offerto gratuitamente le loro piattaforme a insegnanti e genitori: a partire da Google e Apple passando per Microsoft e Promethean, leader mondiale nella produzione di dispositivi per la didattica.
Leggi tutto “Non lasciamoci disassembrare/2: educazione e didattica digitale”Non lasciamoci disassembrare/1: chat, video e streaming liberi
Whatsapp & co. funzionano alla grande. Ma hanno un piccolo difetto: espropriano i nostri dati personali e li vendono al migliore offerente, rendendoci più sorvegliati e ricattabili.
Dietro la retorica della costruzione di “una comunità globale e connessa al servizio di tutti noi” c’è un progetto cinico e aggressivo per costruire un aspirapolvere globale di dati che attinge da tutti noi. Le grandi aziende come Alphabet (Google), Facebook (Fb, Whatsapp, Instagram) e Amazon guadagnano scavando in profondità nei nostri dati personali, ricavandone modelli di comportamento e attitudini di acquisto che poi rivendono a terzi istituendo, di fatto, un mercato, piú o meno invisibile agli occhi dei piú. Se la cosa può apparire innocua ai più, in realtà non lo è.
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