La storia ha avuto ampio risalto a mezzo stampa ma ripercorriamola in breve. In occasione della periodica visita del Dalai Lama (al secolo, Tenzin Gyatso), il sindaco di Milano ha proposto di coronare l’incontro offrendo la cittadinanza onoraria al leader spirituale del Buddhismo tibetano. Le autorità cinesi, sempre interessate alle pubbliche relazioni che il Dalai intesse nel suo perenne world tour, hanno suggerito al primo cittadino che non è davvero il caso di trasformare una visita di cortesia in una vetrina utile a legittimare la causa dell’indipendenza della Regione Autonoma del Tibet.
Quer pasticciaccio brutto de Palazzo Marino non poteva che sbrodolare sull’affaire Expo2015. Insomma, come ci rammenta il CorSera di oggi: Obama rinunciò a incontrare il Dalai Lama nella sala ovale, la Moratti addirittura si scomodò a fare un salto al Palasharp, perchè Pisapia dovrebbe mettere a repentaglio la partecipazione all’esposizione più chiacchierata degli anni duemila, per farsi quattro chiacchiere con un altro signore con la passione smodata per il colore arancione? La vicenda è in verità più seria perchè, dietro la cronaca di giornata, la posta in gioco riguarda i diritti civili, il tema dell’autodeterminazione e, appunto, le relazioni internazionali con il drago (ex) rosso. Le agenzie di stampa già parlano di un progressivo, necessario, coinvolgimento delle massime autorità diplomatiche per sbrogliare la matassa. Anche il governo italiano non può starsene mai un po’ tranquillo con Expo: ieri le dimissioni, quindi la vicenda della delega dei poteri di commissario straordinario, ed oggi la locomotiva cinese che investe nuovamente la road map verso l’evento.
E’ probabile che alla plausibile rinuncia alla cittadinanza la giunta decida di mettere una pezza con l’invito per una visita ufficiale a Palazzo Marino. Certo è che quando la Cina minacciò ripercussioni per il film “Sette anni in Tibet”, ispirato al libro ed alla storia di H.Harrer, il bel Brad Pitt (così come il regista della pellicola) furono banditi dal paese. Alcune riprese furono comunque realizzate, in segreto, nell’altipiano del Tibet ma questa è un’altra storia…non è che al Dalai lo possono fare cittadino clandestinamente onorario.