La trasparenza radicale si inurba: una contro-narrazione della smart-city

Abstract
La parola ‘smart’ indica raccolta dati, nell’attuale modello economico basato sulla sorveglianza.  Se nella narrazione tecno-ottimista si parla di investimenti e innovazione, non è difficile vedere in azione una forma di governance attraverso il controllo, cheap e automatizzato, che potrebbe esacerbare il digital divide tra gli smart-citizen che hanno i soldi per i servizi e le vittime della ‘smartificazione’ prossima ventura.

Intervento di Dan del collettivo Unit durante la tavola rotonda “La città ambigua” all’interno della giornata di “Contesto Urbano”.

La parola smart indica la raccolta dati, nell’attuale modello economico basato sulla sorveglianza. Se nella narrazione tecnottimista si parla di investimenti e innovazione, non è difficile vedere in azione in nuce una forma di governance attraverso il controllo, cheap e automatizzato, che potrebbe esacerbare il digital divide tra gli smart-citizen che hanno i soldi per i servizi e le vittime della smartificazione prossima ventura.

Nell’accezione odierna Smart significa intelligente, furbo o moderno. Definirsi smart è un modo per far apparire stupidi gli altri. Se qualcosa si chiama smart (intelligente) significa che chi non la capisce o non la usa è dumb (stupido)1. Si tratta di una Buzzword: parola o frase usata per impressionare. Esempi di buzzword sono: sinergia, cyber, strategico e smart (smartbomb). Lo slogan di IBM è: Let’s build a smarterplanet.

S.M.A.R.T.: Surveillance Marketed As Revolutionary Technology.
Smart significa: “che raccoglie dati”.

È qualunque cosa che in qualche modo o in qualche momento agisce in seguito alla risposta di un qualche sensore e produce un qualcosa in maniera automatica.2

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Non lasciamoci disassembrare/3: film, documentari, intrattenimento

Dentro le grandi piattaforme di intrattenimento (Netflix, Amazon Prime e da poco anche Disney +) batte un cuore di big data in grado di profilare non solo i nostri gusti, ma anche di avere un’idea sempre più chiara di chi siamo, di cosa ci piace, di quali sono le nostre idee e le nostre abitudini. Intrattenimento in cambio di informazioni: dietro questo scambio apparentemente innocuo si nasconde il solito evidente problema della tutela non solo della privacy ma della libertà di decisione e azione nell’economia digitale.

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L’ospedale in Fiera: ovvero, dei vuoti e della gestione dell’emergenza sanitaria in Lombardia

E’ passato un mese da quando i primi casi di contagio da Covid19 si sono manifestati in Lombardia. In questo mese abbiamo assistito a un profluvio di dichiarazioni, allarmi, smentite, promesse, lamentele da parte del Presidente della Regione Fontana e dall’Assessore alla Sanità Gallera rispetto a priorità, competenze, azioni da intraprendere. Un fuoco di fila di dichiarazioni, ben spalleggiati in questo da quelle, spesso contrastanti o divergenti, che venivano dal Governo o dal Sindaco Sala. Mentre la diffusione del virus cresceva e con essa i morti, le Istituzioni locali e nazionali e la Protezione Civile giocavano a rimpallarsi doveri e responsabilità anziché agire con prontezza e immediatezza, anche su aspetti basilari ma fondamentali come la disponibilità di mascherine.

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Perché la Lombardia? Inquinamento e Covid19

Lombardia, ecologia e salute pubblica

L’OMS ha stimato che nel 2016 in Italia ci sono stati 30.000 morti causate dall’inquinamento atmosferico (PM10, PM2.5, NOx, etc)1. Pianura padana e città come Torino, Milano, Bergamo sono tra le più colpite dalla tossicità 2 e dunque più esposte all’indebolimento delle vie aree per esposizione agli inquinanti atmosferici.

A Milano: dicembre 2019, gennaio e febbraio 2020 le concentrazioni di PM10 e PM2.5 hanno costantemente superato il limite di legge. Un ricerca di Legambiente Lombardia ha confermato l’inizio del 2020 come il peggiore degli ultimi 10 anni. Nei primi 60 giorni del 2020 ben 44 sono stati oltre il limite di PM10 3. Peggiore invece la situazione del PM2.5 che raggiunge 53 giorni oltre i 25μg/m3.

In sottofondo gli effetti antropici sul clima concorrono ad un peggioramento della situazione. L’inverno ’19-’20 a Milano è stato il più caldo degli ultimi 123 anni, segnando un aumento della media stagionale di 3.5° rispetto agli ultimi 30 anni. Le precipitazioni cumulate tra gennaio e febbraio sono state di soli 37mm, contro una media di 110mm. Da segnalare, inoltre, tra il 23 dicembre e il 16 gennaio, ben 25 giorni consecutivi senza piogge 4.

Infine, un dato pregresso sulla maggiore vulnerabilità degli abitanti della pianura padana nelle malattie influenzali – e respiratorie in particolari – rispetto al resto della popolazione: nel 2019 in Lombardia c’è stato il primato di ammalati, con 138 casi gravi 5. Questa è la situazione con cui gli abitanti di Milano (e della Lombardia) e i loro polmoni già compromessi hanno dato il “benvenuto” a Covid-19, malattia infettiva che colpisce l’apparato respiratorio causata dal virus denominato SARS-CoV-2.

Covid-19 e inquinamento

L’inquinamento atmosferico può esacerbare la virulenza di Covid-19?

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Non lasciamoci disassembrare/2: educazione e didattica digitale

La popolazione scolastica in età dell’obbligo in Italia è di circa 9 milioni di minori, costretta a casa sicuramente fino a maggio e probabilmente fino a settembre, a causa delle misure precauzionali per emergenza #Covid19. Con la prospettiva di prolungamento della sospensione, Istituti scolastici e Ministero dell’Istruzione hanno iniziato a porsi la questione della continuità didattica e relazionale dei minori.

Senza tener conto della ancora profonda disuguaglianza di accesso a internet e a computer o dispositivi che permettono la fruizione delle piattaforme digitali con cui le scuole vorrebbero far fronte alla didattica a distanza (a Milano il 79% degli abitanti è coperto da banda larga, mentre la media in Lombardia è inferiore al 50%, in Italia ancora inferiore), la crisi offre una occasione di estensione del business e di estrazione di dati ai grandi protagonisti del capitalismo della sorveglianza, che hanno offerto gratuitamente le loro piattaforme a insegnanti e genitori: a partire da Google e Apple passando per Microsoft e Promethean, leader mondiale nella produzione di dispositivi per la didattica.

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