Politica del dato, discorso pubblico e forme della sorveglianza

Il patto sociale dell’epidemia

Una epidemia, in un contesto umano, non rappresenta soltanto un fenomeno naturale, ma è anche e soprattutto un fenomeno sociale: come la società, e in particolare il sistema sanitario, è arrivata pronta o meno di fronte alla crisi della Salute pubblica; come la classe dirigente gestisce l’emergenza, come la società civile reagisce, il grado di percezione e l’immaginario dell’opinione pubblica: in sostanza, nella mediazione tra malattia, individui e gruppi operata da Stato, governo, capitali finanziari e industria.[1] In questo processo, centrale diviene il sapere medico, la cultura di organizzazione della sanità pubblica e il suo orientamento economico.[2]

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Non lasciamoci disassembrare/4: scrivere, archiviare, lavorare a distanza

Servizi come quello offerto da Google Drive esprimono pienamente il modo di operare del “capitalismo della sorveglianza”: le grosse multinazionali offrono servizi gratuiti, facili da usare e che si integrano alla perfezione con altri delle stesse aziende o parti terze (si pensi a Drive, gmail, google maps, calendar). Il rovescio della medaglia di questa comodità è la cessione dei nostri dati personali, con evidenti ricadute sulla privacy.

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La trasparenza radicale si inurba: una contro-narrazione della smart-city

Abstract
La parola ‘smart’ indica raccolta dati, nell’attuale modello economico basato sulla sorveglianza.  Se nella narrazione tecno-ottimista si parla di investimenti e innovazione, non è difficile vedere in azione una forma di governance attraverso il controllo, cheap e automatizzato, che potrebbe esacerbare il digital divide tra gli smart-citizen che hanno i soldi per i servizi e le vittime della ‘smartificazione’ prossima ventura.

Intervento di Dan del collettivo Unit durante la tavola rotonda “La città ambigua” all’interno della giornata di “Contesto Urbano”.

La parola smart indica la raccolta dati, nell’attuale modello economico basato sulla sorveglianza. Se nella narrazione tecnottimista si parla di investimenti e innovazione, non è difficile vedere in azione in nuce una forma di governance attraverso il controllo, cheap e automatizzato, che potrebbe esacerbare il digital divide tra gli smart-citizen che hanno i soldi per i servizi e le vittime della smartificazione prossima ventura.

Nell’accezione odierna Smart significa intelligente, furbo o moderno. Definirsi smart è un modo per far apparire stupidi gli altri. Se qualcosa si chiama smart (intelligente) significa che chi non la capisce o non la usa è dumb (stupido)1. Si tratta di una Buzzword: parola o frase usata per impressionare. Esempi di buzzword sono: sinergia, cyber, strategico e smart (smartbomb). Lo slogan di IBM è: Let’s build a smarterplanet.

S.M.A.R.T.: Surveillance Marketed As Revolutionary Technology.
Smart significa: “che raccoglie dati”.

È qualunque cosa che in qualche modo o in qualche momento agisce in seguito alla risposta di un qualche sensore e produce un qualcosa in maniera automatica.2

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Non lasciamoci disassembrare/3: film, documentari, intrattenimento

Dentro le grandi piattaforme di intrattenimento (Netflix, Amazon Prime e da poco anche Disney +) batte un cuore di big data in grado di profilare non solo i nostri gusti, ma anche di avere un’idea sempre più chiara di chi siamo, di cosa ci piace, di quali sono le nostre idee e le nostre abitudini. Intrattenimento in cambio di informazioni: dietro questo scambio apparentemente innocuo si nasconde il solito evidente problema della tutela non solo della privacy ma della libertà di decisione e azione nell’economia digitale.

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L’ospedale in Fiera: ovvero, dei vuoti e della gestione dell’emergenza sanitaria in Lombardia

E’ passato un mese da quando i primi casi di contagio da Covid19 si sono manifestati in Lombardia. In questo mese abbiamo assistito a un profluvio di dichiarazioni, allarmi, smentite, promesse, lamentele da parte del Presidente della Regione Fontana e dall’Assessore alla Sanità Gallera rispetto a priorità, competenze, azioni da intraprendere. Un fuoco di fila di dichiarazioni, ben spalleggiati in questo da quelle, spesso contrastanti o divergenti, che venivano dal Governo o dal Sindaco Sala. Mentre la diffusione del virus cresceva e con essa i morti, le Istituzioni locali e nazionali e la Protezione Civile giocavano a rimpallarsi doveri e responsabilità anziché agire con prontezza e immediatezza, anche su aspetti basilari ma fondamentali come la disponibilità di mascherine.

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