Non lasciamoci disassembrare/6: navigazione in rete e data tracking

La nostra esperienza sul web come materia prima di un mercato non aperto, di asimmetrie dell’informazione. Come cancellare le nostre tracce, evitare di essere tracciati e garantirci libertà di movimento digitale?

Nei primi tempi di Internet, il collegamento tra un computer e un server si basava sulla fiducia tra i due. Questa “fiducia” è stata manomessa dal marketing digitale, scoperto da Google e seguito da diversi altri. La nostra esperienza con il web è diventata la moneta di scambio, monetizzando Internet per il profitto commerciale di pochi. 

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Diritto all’abitare e rendite immobiliari nella crisi Covid-19

L’emergenza generata dalla pandemia e l’inevitabile crisi economica che nei prossimi mesi colpirà il Paese, hanno posto al centro del dibattito pubblico la questione del reddito. Il lockdown ha lasciato a casa milioni di lavoratori fra cui molti precari, P.iva, finti lavoratori autonomi; per molti è scattata una riduzione dei redditi, ora garantiti da cassa integrazione o altre forme di contratti di solidarietà; migliaia di microimprese artigianali e commerciali sono ferme da settimane, alcuni hanno ricevuto il sostegno di quarantena mentre altri non hanno ricevuto alcunché. Tra Decreto Cura Italia e altri provvedimenti adottati o in discussione per la prevista “fase2”, nell’attesa di capire su scala europea quali risorse verranno messe a disposizione e a che costo, Governo ed Enti Locali hanno posto massima attenzione al problema della liquidità in direzione delle imprese e, solo in seconda battuta, la questione reddito dei lavoratori, sgravati dai bilanci aziendali grazie al ricorso della cassa integrazione oppure abbandonati ai loro amari destini. A pagare saranno e sono in primis i lavoratori meno tutelati, un’ampia fascia di soggetti deboli che hanno già iniziato a pagare i costi di questa emergenza. Anche per i “più tutelati”, l’epidemia rischia di riservare sorprese se, come gli indicatori sembrano prevedere, la crisi economica dei prossimi mesi “picchierà duro”, con forti ricadute su Pil, salari e tasso di occupazione. Questa situazione, in un Paese come l’Italia, con un sistema di ammortizzatori sociali insufficienti e non universali, è inevitabile fonte di ulteriore divaricazione economica e crescita delle disuguaglianze sociali. La crisi colpirà di più coloro che lavorano in quei settori dove più prolungate saranno le misure preventive e di distanziamento sociale (per esempio chi lavora nei settori dello spettacolo, della cultura, degli eventi, soprattutto a Milano), ma anche chi ha forme di contratto e rapporti di lavoro più deboli. Il reddito da lavoro, allo stato attuale delle misure di welfare esistenti, diventa in sostanza sacrificabile nell’emergenza e con esso i diritti di migliaia di persone.

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La cittá tecnologicizzata: linee di fuga attiva

Trascrizione e riproduzione dell’intervento di Stefania Milan alla giornata Contesto Urbano dello scorso 25 gennaio.

Vengo dalla campagna veneta anche se mi sono ritrovata a vivere in parecchie città gentrificate: Toronto, Amsterdam… Conosco Milano molto poco, per cui i miei esempi non si riferiranno a Milano ma, di fatto, i fenomeni di cui sto per parlarvi sono sempre meno geografici, cioè sono molto radicati nel territorio, hanno grandissime influenze nel territorio, a livello di esclusione sociale, di lotta alla diversità, eccetera, ma si stanno riproponendo in modo pressoché uguali, sia centro che periferia, sia nord che sud, est ed ovest; chiaramente con delle discriminanti: in un Paese dove c’è una legge, insomma uno stato di Diritto, forte, esistono diritti come quello alla Privacy che, in teoria, sono al fianco dei cittadini; comunque qui siamo in una condizione privilegiata ma i problemi sono uguali più o meno per tutti.

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Una app non ci salverà: tracciamo i contatti per ritracciare la rotta

Contact tracing e fase 2: il grande assente è la sanità pubblica

L’idea che ci siano strumenti che funzionino sempre per tutti e tutte, ovunque, che non richiedano conoscenze o infrastrutture aggiuntive, che siano equi e giusti e che proteggano la privacy degli utenti in ogni momento, è una favola che ancora non è diventata realtà. Questo il suggerimento che ci arriva dall’ONG Tactical Tech in un lungo articolo che significativamente è intitolato Technology is stupid1 – cui aggiungono anche il necessario corollario relativo al fatto che, sebbene sia stupida, tuttavia non è mai neutrale: dipende da chi la crea, da chi la utilizza e soprattutto dal contesto socio economico in cui è inserita.

Il dibattito di questi giorni riguarda l’app di contact tracing finalmente annunciata dal governo – o meglio dal Commissario per l’emergenza – ignora questo assunto di base, partendo invece dal presupposto che la tecnologia possa essere l’elemento centrale nel contenimento e nel futuro debellamento dell’epidemia di Covid-19. Una specifica narrazione pubblica a sostegno è stata costruita fin dai primi giorni dell’emergenza, quando si riportavano esempi di paesi che, nel rispetto degli assunti liberali e della privacy, erano riusciti a tenere basso il numero di contagi e decessi proprio grazie a un’azione integrata al cui centro vi erano i mezzi offerti dal digitale per risolvere il principale enigma di ogni epidemia: la ricostruzione dei contagi passati e la previsione di quelli futuri, per poter eliminare il principale veicolo tramite cui il virus cresce e prolifera – appunto, il contatto sociale e la vicinanza dei corpi. Eppure, con un misto di distorsione della realtà – il “modello Corea del Sud”, il “modello Singapore”: descrizioni più figlie dello storytelling piuttosto che dell’evidenza scientifica e sociologica – e di linguaggio neo-clericale – il padroneggiamento del discorso tecnologico, come quello economico, è prerogativa e privilegio dei tecnici, il nuovo clero appunto, a cui ci affidiamo nella garanzia che la nostra sfera individuale sia protetta – come abbiamo già evidenziato i grandi assenti sono la sfera sociale e politica.

Un’applicazione di tracciamento contatti in un progetto di contenimento epidemiologico risulta efficace o meno a seconda del contesto in cui si trova a operare: che farsene dei dati raccolti? A servizio di quale modello di cura e sanità vengono utilizzati? Di quale ecosistema e cultura di salute pubblica diventano elementi?

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Non lasciamoci disassembrare/5: condividere file, personali e di lavoro, in sicurezza

WeTransfer, Google Drive, DropBox, Hightail: questi servizi commerciali attraverso i quali milioni di persone condividono materiali di lavoro o file personali ogni giorno hanno accesso diretto ai contenuti che ci inviamo e scambiamo. Come proteggerci da cattura ed esproprio e tornare a un concetto reale di condivisione?

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