Nell’autunno del 2019, quando il Covid era ancora sconosciuto, rispetto alla vicenda del progetto per il nuovo stadio di San Siro e abbattimento dell’attuale Meazza, mettevamo due punti fermi nel dibattito pubblico allora in corso:
- il quesito su quale fosse l’interesse pubblico per il nuovo progetto di stadio privato e annesse volumetrie su un’area in concessione;
- la convinzione che gli attori in campo stessero recitando un gioco delle parti con un finale già scritto.
Erano i tempi, ricordiamo, in cui da un lato Inter e Milan presentavano il loro progetto faraonico di stadio di proprietà con annesse volumetrie commerciali e ricettive doppie rispetto agli standard previsti dal Piano di Governo del Territorio di Milano, volumetrie necessarie per ripagare l’investimento miliardario, minacciando di portare altrove squadre e stadio (Santa Giulia, ex area Falck a Sesto San Giovanni) se fosse mancato l’appoggio del Comune al loro progetto; dall’altro il Sindaco Sala che si ergeva a paladino difensore dello storico impianto di San Siro e dei rispetti dei vincoli volumetrici previsti dal P.G.T., comunque alti (0,35 mq/mq) in una città che soffoca tra cemento, asfalto e aria nociva.
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