I giornali ne parlano ricorrendo a immagini vivide e interpretazioni suggerite in corridoio. Commentatori improvvisati ci concedono letture sociologiche dai toni di ora in ora più morbosi. L’episodio, risalente allo scorso 14 febbraio (da cui seguì il ricovero dieci giorni dopo) è sfibrato e ritessuto a uso dei media, i fatti sono riletti e presentati per giustificare un giro di vite che punta allo strangolamento dell’avversario, piuttosto che all’accertamento di un qualche reato. I classici “mostri” da sbattere in prima pagina. Proviamo a capire come?
Time bomb
Il comunicato che annuncia il (quasi) completamento dei lavori per il “nuovo centro disabili negli spazi exCuem” è datato 28 agosto. L’apertura è prevista per il 16 settembre. Giusto il 4 settembre, ad ateneo fresco di apertura, arriva l’operazione ad orologeria ai danni dei due studenti e, a caduta, delle soggettività attive in ateneo. I media si scatenano nel tentativo di rintracciare, additare, denunciare la matrice sociopolitica di una triste vicenda che nulla ha a che fare con le nostre pratiche quotidiane.
Sceriffi in città, cowboys in ateneo
Il mostro è in prima pagina perché il segnale arrivi chiaro al collettivo di ExCuem e all’Assemblea di Scienze Politiche: autorganizzazione e conflitto non devono trovare terreno fertile in università.
Il mostro è in prima pagina perché, archiviata la tattica da macelleria dello sgombero di maggio (alle botte seguirono 7 arresti tra gli attivisti), la repressione va condotta “in sincro” con un utilizzo democratico, progressista e inattaccabile dello spazio exCuem.
Vigilantes, tornelli e telecamere in ateneo: il mostro è in prima pagina per legittimare l’antidoto del rettore al reiterarsi delle occupazioni là dove persiste un vuoto di spazi e proposta.
Sul bordo del proscenio
L’immagine delle ferite e l’enumerazione dei giorni di prognosi sono le parti mobili di uno spettacolo osceno. Ex vice-sindaci, rettori e portavoce recitano a turno, senza troppa convinzione, le loro battute…chissà se consci di strumentalizzare indegnamente una brutta storia.
Epilogo
Un ragazzo pestato ed usato per scopi più grandi di lui, due militanti di Scienze Politiche arrestati. L’antiterrorismo dei carabinieri che torna gloriosamente sulla scena dopo un periodo di inattività, orchestrando politicamente (su indicazione di Gip e amministrazione universitaria) le indagini su un fatto evidentemente non politico.
Non c’è bisogno di dire quanto siamo disgustati, oltre che dalla strumentalizzazione del fatto, dal fatto in sè. L’università è un luogo che abbiamo conosciuto nella riappropriazione di spazi culturali, contro la precarietà studentesca, per il diritto allo studio. Uno spazio delle lotte che va tutelato specie nei/dai momenti ludici fuori controllo. Con le maschere antigas del buon senso e della solidarietà resistiamo all’intossicazione mediatica.