LA LOTTA NON SI ARRESTA
16 marzo 2019, la Milano antifascista e anticapitalista ricorda Dax.
Oggi come ieri la memoria è nelle lotte. Quelle stesse lotte che il Decreto Sicurezza sta provando a reprimere e criminalizzare attraverso maxi-operazioni poliziesche in tutta Italia. Si susseguono infatti sgomberi di spazi sociali e di occupazioni abitative, accompagnati da numerosi arresti di compagni/e con frequente ricorso a imputazioni relative a “reati associativi”. Ne è testimonianza recente l’attacco al Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio, impegnato nella lotta per la casa nello storico quartiere popolare milanese: oltre ai ripetuti sgomberi-sequestri della Base Popolare, nove sono i compagni/e accusati di “associazione a delinquere”. Sono poi cronaca di questi giorni lo sgombero dell’Asilo occupato a Torino e i sette arresti per “associazione sovversiva” eseguiti nell’ambito di un’inchiesta che punta a colpire la lotta ai CPR (la cui apertura in via Corelli costituisce una minaccia per la città di Milano).
A questi se ne sono aggiunti altri a seguito del corteo di solidali, accusati di “devastazione e saccheggio”, rilasciati dopo alcuni giorni. Decine di compagni/e in tutta Italia pagano con carcerazioni lunghissime il prezzo della propria scelta militante, tra questi vogliamo ricordare in particolare Paska e i suoi coimputati reclusi da più di un anno in attesa di processo per un presunto attacco a una sede di Casapound a Firenze, accusati di “tentato omicidio”. La repressione arriva a colpire anche chi ha combattuto contro Isis a fianco del popolo curdo. Preoccupa l’assurda richiesta di “sorveglianza speciale” da parte della procura di Torino e di Cagliari.
Una regia comune muove l’azione delle Questure di tutta Italia, rendendo concrete le norme espresse dal Decreto Salvini. Questo pericolosissimo strumento di repressione e controllo sociale si inserisce nel solco infame tracciato dal pacchetto Minniti-Orlando, inasprendo la guerra alle fasce di popolazione più povere, in particolare i migranti, e a tutti coloro che si mettono in gioco per combattere la deriva autoritaria in atto. Una deriva che vede marciare compatte le forze repressive e quelle fasciste, proprio come è accaduto in una notte di sedici anni fa.
16 marzo 2003, la Notte Nera di Milano. Davide, Dax, Cesare viene ucciso da lame squadriste, poco dopo i manganelli delle forze dell’ordine picchiano a sangue i suoi compagni e compagne accorsi al pronto soccorso del San Paolo. All’alba i giornali hanno già avviato la macchina dell’infamia, parlando di “rissa tra balordi”, mentre il questore legittima la mattanza del San Paolo con la tesi secondo cui avevano dovuto impedire che gli amici trafugassero il corpo esanime. Dopo le lame e i manganelli, la prima battaglia è stata quella della verità: raccontare e documentare in diversi modi la cronaca della Notte Nera, rivendicando il fatto che Dax è stato ucciso perché militante antifascista e che l’operato delle forze dell’ordine all’ospedale ha risposto a una precisa catena di comando. Una verità calpestata infine anche nei tribunali, con condanne a un totale di oltre tre anni per due compagni ed a un risarcimento di 130mila euro. Oggi, dopo sedici anni, quella verità è memoria collettiva, parte della storia di questa città e non solo. Una storia che negli anni si è intrecciata a quelle di altre vite spezzate dalla violenza fascista, di Stato e del capitalismo. Con Dax sono stati ricordati nomi come quello di Carlo, Renato, Abba, Rachel, Stefano, Federico, Ian, Carlos, Alexis, Beti, Nicola, Sakine, Berta…
Ricordare la vita di questi compagni e compagne ha significato dare impulso agli ideali e alle lotte che hanno mosso i loro passi, attualizzandole nel tempo e collettivizzando la responsabilità politica della memoria. Il ricordo di Dax e delle battaglie di cui è stato protagonista impone in primo luogo di ribadire il nostro odio nei confronti di fascisti, razzisti e sessisti di ogni genere. Le giornate di marzo sono un’occasione per condividere un’analisi sulla presenza nella metropoli di gruppi e partiti di estrema destra, ma soprattutto per porre l’accento sul valore attuale delle pratiche militanti di resistenza e attacco al fascismo del terzo millennio, nelle molteplici forme in cui esso si presenta (o si nasconde). Milano e il suo hinterland sono stati la culla del progetto neonazista di Lealtà Azione, che, in un processo di “maturazione” ormai quasi decennale, a livello locale ha assorbito al suo interno le peggiori componenti nazionaliste, omofobe e razziste, divenendo soggetto pressoché egemone nella galassia nera con sedi, oltre che a Milano, a Monza, Abbiategrasso, Legnano, Lodi. Flussi di denaro costanti e consistenti, camuffamenti sotto presunti progetti o associazioni solidaristiche e culturali, nonché espliciti apparentamenti con Lega o Fratelli d’Italia, hanno garantito a questi soggetti di ritagliarsi spazi di visibilità e agibilità istituzionale inaccettabili. Indignarsi e denunciare non basta: ciascuno ha la responsabilità di operare in maniera incisiva nei territori in cui vive per contrastare l’agibilità concessa a questi soggetti e decostruire la retorica cittadinista dietro la quale prova a celarsi l’identità hammerskin di Lealtà Azione. E’ evidente poi come il rinnovato quadro politico nazionale abbia aggravato la situazione: sono tempi in cui il consenso per le tesi sovraniste, i deliri securitari, la paura del “diverso” disegnano uno scenario in cui questi soggetti si accodano alle istanze salviniane, cavalcando l’attuale deriva populista e xenofoba italiana. Le giornate di marzo e, soprattutto, sabato 16, saranno occasioni per concretizzare una mobilitazione significativa in cui si intrecceranno questi temi, lanciare un segnale chiaro di presenza e continuità, lasciare un’altra traccia indelebile nella città. Pensiamo sia importante farlo nelle strade e nelle piazze che sono sempre state teatro nel nostro agire politico e che ora la sete di normalizzazione vorrebbe indifferenti alla memoria antagonista cittadina.
Pensiamo sia importante farlo con un corteo partecipato, che attraversi i nostri quartieri, che, nella loro identità popolare, solidale e multiculturale, raccontano la storia dell’antifascismo di Milano. Quello di ieri, di oggi e di domani.